L'Associazione Coscioni denuncia l'assenza di dati aggiornati e dettagliati in Lombardia
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La denuncia dell’Associazione Coscioni
L’Associazione Luca Coscioni ha sollevato un allarme riguardo alla mancanza di dati aggiornati sui medici che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) in Lombardia. Nonostante le richieste di informazioni dettagliate, la regione ha fornito solo dati parziali e poco interpretabili, rendendo difficile un’analisi accurata della situazione attuale. La relazione più recente del Ministero della Salute risale al 2023, ma si basa su dati del 2021, lasciando un vuoto informativo significativo.
Dati incompleti e inaccessibili
Secondo l’associazione, la Lombardia ha risposto con tabelle in formato PDF, contenenti informazioni non lavorabili e parziali, risalenti al 2022. Inoltre, alcuni dati relativi al personale non obiettore sono stati oscurati, giustificando questa scelta con la necessità di proteggere l’identità degli operatori. Questo ha portato a una situazione in cui, per molte strutture, non è possibile conoscere il numero di ginecologi e anestesisti non obiettori, creando un quadro di incertezza e confusione.
Il paradosso della Regione Lombardia
Curiosamente, la stessa Regione Lombardia sembra riconoscere la validità delle critiche mosse dall’Associazione Coscioni. Nel Piano socio-sanitario 2024-2028, la regione ammette che i dati disponibili sono poco utili per analisi sistematiche, poiché sono aggregati e non consentono valutazioni per singola struttura. Questo solleva interrogativi sulla reale applicazione della legge 194 e sull’efficacia dei servizi offerti alle donne che desiderano esercitare il loro diritto alla salute.
La richiesta di dati disaggregati
Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Coscioni, sottolinea l’importanza di avere accesso a dati aggiornati e dettagliati per garantire il rispetto dei diritti delle donne. La mancanza di informazioni specifiche per ogni struttura rende difficile comprendere come venga applicata la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. L’associazione chiede quindi alle istituzioni di garantire l’accesso a dati disaggregati, affinché sia possibile monitorare e migliorare i servizi offerti.