Enrico Bartolini, unico chef tristellato di Milano con il suo ristorante “Enrico Bartolini al Mudec”, si esprime sulla difficile situazione dei ristoratori a causa del Covid e sulla gestione dell’emergenza da parte del governo.
Non vuole fare polemica, ma alla notizia che l’11 gennaio la Lombardia sarebbe stata ancora in zona arancione l’ha spinto a parlare del suo settore e a dare dei consigli e dei pareri sulla mala gestione della situazione attuale.
“Per la prima volta in vita mia ho provato invidia. Sa per chi? Per i colleghi stranieri che hanno ricevuto ristori ben più consistenti dei nostri. E per i parrucchieri, che hanno potuto mettermi le mani in testa quando io non ho potuto cucinare per dei clienti che sarebbero stati a distanza di sicurezza“.
C’è rassegnazione nelle sue parole, ma anche tanta rabbia: la sua indignazione è quella di un intero settore dimenticato e sacrificato dai continui DPCM che da marzo mettono a dura prova l’economia del nostro paese.
La prima cosa che Enrico Bartolini rinfaccia al governo è la totale assenza di pianificazione: “Io lo so — spiega — che questa della pandemia è una situazione molto complicata da gestire.
Ma in qualche modo va gestita. Non si può dire ai ristoratori l’11 dicembre che potranno aprire dal 13 fino a fine mese, e poi all’improvviso comunicare che dalla Vigilia di Natale saranno di nuovo chiusi. Se lo avessi saputo non avrei aperto solo per pranzo per una settimana: è stato più l’esborso dell’incasso. Stesso film in questi giorni: eravamo pronti a riaprire dal 7 gennaio, invece niente. Quindi nuovi rimborsi per i ragazzi dello staff che erano tornati apposta in città, nuovi pagamenti ai fornitori di cui non rientreremo.
Un altro danno, insomma, a una categoria che quest’anno è stata completamente massacrata“.
Lo chef stellato Enrico Bartolini, con oltre 100 dipendenti sparsi per i ristoranti di tutta Italia, si fa portavoce dei ristoratori che ormai versano in una crisi quasi irreversibile, massacrati dai continui cambi di rotta del governo riguardo al settore.
E lo chef Enrico Bartolini, oltre che critiche, è pronto anche a dare suggerimenti per salvare centinaia di ristoratori da una crisi senza precedenti: “Sgravi consistenti sugli affitti, che in una città come Milano sono altissimi, piani di investimento a tassi agevolati.
Incentivi per un ritorno sicuro dei turisti. Spero che nei progetti per il Recovery fund si inserisca anche la ristorazione, vetrina importante dell’Italia. Perché io sono convinto che una volta finita la pandemia ripartiremo, che le persone ci verranno a trovare volentieri e che, come hanno detto i miei colleghi, i fratelli Cerea, verremo ripagati con gli interessi dei mesi di lavoro persi. Ma bisogna arrivarci in piedi a quel momento: secondo me, purtroppo, tanti di noi non ce la faranno.
E chi magari ce la farà, al pelo, a riaprire se non riceve un po’ di speranza sotto forma di investimenti agili non riuscirà a mantenere eccellenza e qualità. E questo, davvero, non ce lo possiamo permettere come Paese”.