Procrastinata di un anno l’annessione del Milano Rossoblù alla Kontinental Hockey League, la prossima stagione la squadra di Massimo Da Rin parteciperà al campionato italiano con tante ambizioni. E, secondo me, forse è meglio così
Forse qualcuno si ricorda che un paio di mesi fa, da uno sconosciuto sito internet era partita una raccolta firme per staccare la Lombardia dall’Italia e ‘convogliarla’ in Svizzera. Bizzarrie e demagogie della politica e della società italiana, sia chiaro, ma una cosa interessante però mi è rimasta impressa: e se Milano lasciasse l’hockey italiano e si aggregasse a quello elvetico?
‘idea è antica e, in qualche caso, ne è stata perfino studiata la fattività. Il rinvio dell’adesiione del Milano Rossoblù alla Kontinental Hockey League di matrice russa mi ha spinto a un paio di riflessioni. Intanto non è assolutamente una cosa negativa. Francamente non credo sarebbe nemmeno un fattore così positivo e di sviluppo per l’hockey milanese. L’ho già scritto: ai tifosi di hockey interessa molto di più la sfida con il Bolzano che non quella con il Metallurg Magnitogorsk. Non c’è fascino, non c’è nome nella sfida. La settimana scorsa ero a cena con degli appassionati di hockey italiano: a un certo punto, tronfio della mia esperienza canadese, ho chiesto quali fossero le loro squadre favorite nella corsa alla Stanley Cup. Mi hanno guardato con fare interrogativo, rispondendo che, francamente, non gliene fregava nulla, e che addirittura non sapevano quali fossero le squadre coinvolte né, insomma, avevano preferenze.
Agli italiani, ai milanesi, ai lombardi, interessa quello che ronza vicino a loro. E la Svizzera Italiana da sempre rappresenta un punto di riferimento. Lugano e Ambrì Piotta sono due squadre con cui, in passato, Milano, Devils e Varese si sono spesso confrontate in amichevole. Soprattutto Devils e Varese organizzavano almeno un incontro a stagione con le squadre d’oltralpe. L’idea di una ‘conference’ in lingua italiana, anzi lombarda, aveva solleticato più di qualcuno. Derby in continuazione, sfide transfrontaliere nelle quali poter confrontare il livello del proprio hockey e nello stesso tempo esaltare il pubblico degli appassionati.
Per questo credo che il Milano, invece di prodigarsi tanto verso un progetto di difficile realizzazione, megli ofarebbe a puntare tutto su una prima squadra che possa competere per il titolo nazionale, e organizzare a cadenza fissa delle amichevoli internazionali di lusso, a cominciare con le squadre svizzere a noi vicine, per poi magari chiamare anche squadre più lontane, austriache, tedesche e anche russe. L’hockey a Milano ha bisogno della politica dei piccoli passi, quella politica che finora il Milano Rossoblù ha così mirabilmente seguito. Per non bruciarsi e vanificare il grande lavoro svolto.
L’ULTIMA VOLTA
Il 7 novembre 2009, Milano Rossoblù e Ambrì Piotta si affrontarono a scopi benefici in un momento in cui il campionato elvetico era fermo. I sopracenerini, che pure avevano prestato alcuni giocatori di valore ai meneghini, si imposero per 8-1 con doppiette di Bianchi e Brunner, mentre per il Milano segnò proprio un leventinese ‘doc’, ovvero Alain Demuth, con assistenza di Paolo Duca.
La coreografia della curva del Milano prima della sfida con l’Ambrì Piotta: