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La crisi dei live club di Milano: la musica non è ancora ripartita del tutto

Molti locali non sono riusciti a riaprire, mentre in quelli dove si è tornati a suonare si riscontra una perdita del pubblico

Live Club Milano, la crisi della musica

Grazie alla Prima della Scala, Milano sta vivendo un momento di rinascita, ma il mondo della musica dal vivo è ancora in alto mare.

Crisi della musica nei live club: “Siamo stati ignorati”

In occasione del Macbeth, Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, ha evidenziato che la Prima “ha un significato simbolico di ripartenza”, ma devono ricominciare anche “le periferie e i piccoli club di quartiere”. Il settore è stato dimenticato.

Orsola “Otta” Capretti, cofondatrice e direttrice artistica del Biko di via Ponti 40, ha affermato: “Se il Biko esiste ancora è grazie al proprietario degli spazi che ci ha scontato gli affitti per un anno e mezzo: è stato questo il nostro ristoro. Come associazione abbiamo ricevuto all’inizio qualcosa dal Comune, meno di 7mila euro. Non siamo esistiti. Siamo stati ignorati“.

Simone Castello, dell’agenzia ed etichetta che opera sul territorio milanese, Costello’s, ha dichiarato: “il problema è che bandi e risorse sono stati assorbiti in gran parte da realtà più strutturate. Chi invece da anni si barcamena non ha avuto gli strumenti per poter sopravvivere in maniera adeguata. Non è un caso che molti live club milanesi abbiano chiuso. Servirebbe un dialogo vero tra il mondo reale della musica e quello istituzionale“.

Crisi della musica nei live club: il calo delle presenze

Differente il commento di Alberto Molteni, direttore artistico dell’Arci Bellezza di via Bellezza 16: “In autunno siamo riusciti a garantire una programmazione con cinquanta eventi al mese in due sale. Lavoriamo sul territorio con le band locali: è una musica a chilometro zero. A Milano esistono ottimi gruppi, come i Caveleon, grazie ai quali i piccoli club riescono ad andare avanti”. E aggiunge: “Non sappiamo che cosa succederà quando scadrà a metà gennaio l’obbligo del super Green Pass. Nel frattempo, aumenta il numero di concerti annullati a causa di contagi nelle band in cartellone: se salta una data abbiamo un danno economico. Poi c’è un calo delle presenze degli over 35, che magari sono più preoccupati dei ventenni per l’andamento della pandemia”.

Anche Fulvio De Rosa, direttore del Live di Trezzo e consigliere di Assomusica, nota una “diffidenza del pubblico meno giovane”. Inoltre, osserva una certa difficoltà nella vendita dei biglietti dei concerti, nonché una forte indecisione di chi acquista i ticket senza poi partecipare agli spettacoli. De Rosa dichiara: I live club si stanno nuovamente arrendendo all’impossibilità di programmare una stagione concertistica“. Impossibile scongiurare la possibilità di un’eventuale zona gialla e una mancata proroga del super Green Pass, “proroga che valutiamo positivamente così come crediamo vadano previste nuove somme emergenziali con ristori, cassa integrazione e sospensione di mutui e leasing che scadono a fine anno. Oltre a nuove risorse da inserire nel fondo di emergenza Covid e il riconoscimento giuridico dei live club come luoghi di cultura”.

Crisi della musica nei live club, Pontiroli: “Fondamentale avere chiarezza sulle norme future”

Andrea Pontiroli, cofondatore e manager del Santeria e coordinatore di KeepOn Live Milano, l’associazione di categoria di live club e festival, ha sottolineato: “È fondamentale avere chiarezza sulle norme per i mesi a venire. Iniziando col separare teatri, musei, live club e discoteche, perché metterli in un unico calderone fa male al settore. E conclude: “Sul riconoscimento anche il nuovo assessore Tommaso Sacchi ci ha dato buon credito. Noi abbiamo anche chiesto la creazione di un albo dei live club, una mappatura per poter operare a livello cittadino ed essere poi riconosciuti all’interno di una categoria anche a livello nazionale“.

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