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Il Milan come il Borgorosso, costretto a prendere la 'figurina' di Ibra per far credere di essere ancora una società

Da quando Adriano Galliani ha garantito che 'per Zlatan Ibrahimovic al 99,99% non se ne sarebbe fatto nulla' abbiamo avuto la drammatica certezza che l'ex 'serpe' nerazzurra, l'uomo più antipatico del mondo assieme a José Mourinho, avrebbe rinnegato l'ennesima scelta di vita per venire a lucrare un po' di danari alla corte di una ormai 'ex grande' capace di piangere miseria a ogni pié sospinto salvo poi andarsi a imbarcare nell'ennesima disavventura di mercato. O forse è perché qualcuno ha ricordato al presidente-assente che presto ci saranno nuove elezioni? In realtà l'unica spiegazione intelligente per giustificare queste voci, sarebbe quella di 'coprire' quello che sarebbe sì un vero 'colpo' di mercato, ovvero l'arrivo di Edin Dzeko (magari con Rafael Van der Vaart ormai in saldo da Madrid), ma queste mi parrebbero operazioni troppo oculate per essere definite 'da Milan'.Il tutto con la compiacenza di coloro in grado di definire lo svedese di origine slava, l'uomo incapace di decidere le partite che contano, come una preda ambitissima di mercato e in grado di costituire, giuro, l'ho letto, un 'trio da sogno' con Ronaldinho e Pato. Roba da rotolarsi dal ridere: un finto campione, un ex giocatore e il giovane talento sempre più stufo di rimanere a Milano. Su questo si poggia la vanagloria di grandeur e di rilancio del Milan, non sulle solide basi di un mercato che compra giocatori tosti: i Gattuso, gli Evani, gli Albertini, i Filippo Galli, i Donadoni, di questa gente avrebbe bisogno il Milan, non di finti mestieranti del pallone che vedono questa maglia come l'ennesima occasione per venire a battere cassa. Il solo David Beckham era stato un acquisto (ops, prestito) sensato, elemento di spessore e dotato di grande visione di gioco, una spanna sopra al deserto rossonero, in grado di dettare i tempi e tagliare il campo con aperture pennellate.
E così il timore è che, in occasione del Trofeo Gamper, 'clasica' apertura casalinga del Barcellona al Camp Nou, i vertici rossoneri si siederanno a discutere con il presidente blaugrana Sandro Rosell del trasferimento del 'pacco'. Strano vero, che Pep Guardiola, tecnico sapiente, non veda l'ora di disfarsi di un (pessimo) elemento nonostante i 70 milioni di euro (Eto'o e 30 milioni in contanti) versati nelle casse di Massimo Moratti per farlo sbarcare in Catalogna? Non vi fa suonare un campanellino tutto ciò?
Ma il dramma (sportivo, beninteso) non si ferma qui: oltre a vedersi recapitato il 'pacco' Ibra, il Milan rischierebbe di dare via al Barça nientemeno che Marco Borriello, uno dei pochi elementi buoni, integri e con tanto futuro davanti. Ma del resto chissenefrega no?, l'importante è sventolare ai tifosi il 'grande acquisto', il nome, la 'figurina', in pieno stile Alberto Sordi e Borgorosso Football Club. Il tifoso milanista ridotto a deficiente, come se bastasse portare a San Siro uno che sa a giocare a pallone per coprire i 'buchi' gestionali di una società che il proprio mercato nelle ultime tre stagioni lo ha fatto in preda agli allucinogeni. Ma tant'è, questo è il Milan, e fortunatamente da tempo ho la fortuna di vivere lontano, ed evitarmi il sangue amaro di sentirmi preso per il culo ogni volta che varco il cancello di San Siro. Buon Ibra a tutti.

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