Una mostra alla Triennale esplora i traumi della città attraverso opere contemporanee.
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Un viaggio tra le cicatrici di Milano
Milano, una città che ha vissuto momenti di grande dolore e trasformazione, si prepara ad affrontare il suo passato attraverso una mostra innovativa. “Le ferite di Milano. Come l’arte può ricucire la storia” è un progetto curato da Ludovico Pratesi e Marco Bassan, che si propone di esplorare dieci eventi traumatici che hanno segnato la storia della metropoli. La mostra, aperta al pubblico fino al 30 marzo, invita i visitatori a riflettere su come l’arte possa fungere da strumento di guarigione e memoria.
Eventi che hanno segnato la città
La selezione degli eventi esposti è stata effettuata con l’aiuto di storici locali, che hanno identificato momenti chiave della storia milanese. Tra questi, l’esecuzione di Amatore Sciesa durante le repressioni austriache, la sanguinosa strage del Teatro Diana e l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Questi eventi non solo hanno lasciato cicatrici profonde, ma hanno anche contribuito a plasmare l’identità della città. Ogni ferita è geolocalizzata, permettendo ai visitatori di collegare fisicamente i luoghi della memoria con le opere d’arte contemporanea.
Artisti e opere in dialogo con la storia
Dieci artisti contemporanei, selezionati per il loro legame con Milano, sono stati invitati a interpretare ciascuno una delle ferite storiche. Utilizzando un semplice foglio bianco, hanno creato opere che stimolano la riflessione e il dialogo. Ad esempio, Francesco Arena ha scelto di piegare il foglio più volte, scrivendo il numero dei giorni trascorsi dall’omicidio di Calabresi, sottolineando l’importanza della memoria e delle interpretazioni che ne derivano. Altri artisti, come Valentina Furian, hanno affrontato il tema di Tangentopoli, utilizzando la carta per creare una filigrana che ricorda una banconota, simbolo di un’epoca di corruzione e crisi.
Il ruolo dell’arte nella società contemporanea
La mostra non si limita a raccontare il passato, ma invita anche a riflettere sul presente e sul futuro. In un’epoca in cui le ferite sociali sono diffuse e spesso trascurate, l’arte emerge come un mezzo potente per affrontare e comprendere il dolore collettivo. Pratesi sottolinea che il compito degli artisti è stimolare la memoria, proprio come avveniva nel Rinascimento, quando l’arte aveva un ruolo fondamentale nella società. La mostra alla Triennale rappresenta quindi non solo un omaggio al passato, ma anche un invito a guardare avanti, a riconoscere e affrontare le cicatrici che ancora bruciano nella città.