Un viaggio attraverso l'arte contemporanea e la memoria della terra al museo MAN
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Un ciclo espositivo dedicato alla natura
Il museo MAN di Nuoro si distingue per la sua proposta culturale, lanciando un ciclo di esposizioni che esplora il legame tra arte e natura. Attraverso tre artisti contemporanei, Christiane Löhr, Una Szeemann e Alessandro Biggio, il museo invita il pubblico a riflettere sull’astrazione delle forme e sulla memoria della terra. Queste esposizioni non solo mettono in luce il talento degli artisti, ma si inseriscono anche in un dibattito più ampio sulla transizione ecologica, un tema di crescente rilevanza nel panorama artistico e sociale attuale.
Christiane Löhr e l’arte della leggerezza
La mostra di Christiane Löhr, intitolata “Accumuli”, è un omaggio alla bellezza e alla complessità della natura. L’artista tedesca presenta una serie di sculture leggere, realizzate con materiali naturali, che si integrano perfettamente nello spazio del museo. Queste opere, che richiamano elementi della flora sarda, sono descritte come un “inno alla levità della natura”. La curatrice Chiara Gatti sottolinea come l’installazione sublimi la materia in una dimensione di astrazione, creando un equilibrio tra gli elementi e valorizzando il vuoto come parte integrante dell’opera.
Una Szeemann e il mistero della natura
La mostra di Una Szeemann, dal titolo “Scenafenomenica”, si immerge nel mistero e nella simbologia della natura. Le opere dell’artista svizzera evocano divinità antiche e tradizioni botaniche, creando un legame profondo con il territorio sardo. A cura di Elisabetta Masala, l’esposizione è caratterizzata da forme astratte che richiamano la potenza evocativa dei boschi e delle leggende locali. La critica Juliette Desorgues evidenzia come l’opera di Szeemann sia intrisa di memorie ataviche, rendendo omaggio a una cultura che affonda le radici nella storia e nella mitologia.
Alessandro Biggio e il ciclo della vita
Alessandro Biggio, artista sardo, presenta il suo progetto “Filira”, concepito come un ambiente totale dove pittura e scultura si fondono in un’unica visione. Biggio, noto per le sue ricerche sulla cenere, utilizza il succo delle bacche di fillirea per creare opere che riflettono sul ciclo della vita e degli elementi. La curatrice Chiara Gatti spiega come il lavoro di Biggio trascriva le impronte della natura, evidenziando la metamorfosi e la consunzione degli elementi naturali. Il titolo dell’esposizione, ispirato al mito di Filira, aggiunge un ulteriore strato di significato, collegando l’arte contemporanea a narrazioni antiche.