Nel marasma del populismo imperante che si è affacciato sullo schermo di Raiuno ieri sera – dove è andata in scena la tanto discussa trasmissione di Adriano Celentano dal titolo La situazione di mia sorella non è buona – è saltato all'occhio l'attacco a Letizia Moratti e ai suoi progetti, la denuncia di una città che si sviluppa verso l'alto con edifici che spesso fanno rabbrividire e prevedono una colata di cemento sugli ultimi sprazzi di verde cittadino.
Su tutti Celentano ha fatto un esempio: l'edificio dell'università Bocconi. Si può dire di tutto su quella costruzione, ma la definizione teribbbile è quella che rendev meglio. Non per altro, perchè 'na roba mastodontica infilata in mezzo a delle case che già non brillavano per bellezza è un vero azzardo. Bianco, spigoloso, con le finestre strette e lunghe (poche finestre, il resto è tutta "muratura"). Chi ha conosciuto quella zona prima dell'arrivo della nuova "ala bocconiana" si sarà accorto del senso di soffocamento che ne deriva.
Generalizzare il discorso a tutti gli architetti che operano a Milano, come ha fatto Celentano, non è corretto. Molti di loro, però, sembrano soffrire di uno strano fenomeno che si potrebbe parificare a quello del famoso detto che riguarda "le auto di grande dimensioni" (è famoso il detto o lo conosciamo solo noi?).
Il bersaglio "dell'arringa" di Celentano comunque era ben chiaro: City Life e la nuova area di Garibaldi, due "mostri" di cemento che sono pronti a cambiare per sempre la fisionomia della città. Possono piacere o non piacere, non c'è dubbio, ma è innegabile l'impatto ambientale che ne deriva e che pesa sulle coscienze degli architetti che stanno lavorando in quei cantieri. Il tutto, ovviamente, si rivesra poi sulle spalle della Moratti, fiera come non mai di questi nuovi quartieri.
Celentano è fissato con l'ecologia e l'architettura. Noi ci occupiamo un po' di tutto. Quindi non vogliamo perdere l'occasione per far presenta al sindaco gli altri problemi della nostra città, non citati in trasmissione.
Un veloce sempio? Siamo nel bel mezzo della bufera Malpensa, della bufera Expo, di fusioni energetiche controverse, di consulenti strapagati, di cantieri infiniti, di scandalo box e parcheggi, di Chinatown che non verrà trasferita. Occupiamoci anche di questo.