di Silvia Arosio
Finalmente, ieri sera, sono riuscita ad andare a vedere il musical Jesus Christ Superstar della Compagnia della Rancia , tanto amato dai miei lettori, che hanno sempre lasciato commenti entusiasti.
Beh, devo proprio dare loro ragione.
Una grande produzione, secondo me la migliore degli ultimi spettacoli della Rancia, superiore anche a Sweet Charity, Cabaret o The Producers.
Oltre venti artisti sul palco, scelti non tra i nomi già famosi, ma solo per la bravura e la presenza scenica.
Andrebbero citati uno per uno. Il Jesus – Simone Sibillano (già in Il Conte di Montecristo e negli A4M ) ha una voce straordinaria: passa dai bassi ben modulati ai favolosi acuti alla Bee Gees (uno dei primi Jesus italiani fu Paride Acacia, che ora è un Bee Gees nella Febbre del Sabato sera ) e ci dà un'interpretazione attoriale molto sentita.
Carismatico il Giuda di Edoardo Luttazzi, la voce fuori dal coro, il polemico ed intenso "nemico", caricato di una responsabilità più grande di lui.
Bravissima Valentina Gullace come Maddalena (cliccate per sentire l'intervista): con la voce che ha e l'età giovanissima potrebbe davvero sfondare nel musical ed interpretare diversi ruoli importanti.
Una nota di merito a tutto il resto del cast, su cui spicca Luca Notari (cliccate per l'intervista riguardo gli A4M) , l'amico Pietro, con una voce più dolce degli altri due cantanti citati e una grande intensità interpretativa.
Ottime le scelte registiche di Fabrizio Angelini (supportato da Gianfranco Vergoni).
In particolare, degni di nota il tavolo da riunione di Caifa ed Anna che sul finale, quando Giuda vive il suo tormento interiore, diventa specchio deformante dell'anima, occhio dell'umanità, lente di ingrandimento di Dio, puntato obliquo sul corpo straziato da dentro del traditore fatale.
Ottima la scena della crocifissione: i due rami/nastri bianchi che dal terreno scaturiscono per arrivare al cielo e martirizzare Jesus sono l'efficace simbolo dell'unione terra-aldilà.
Veniamo alla nota più inquietante. Le canzoni tradotte in italiano: molti si chiedevano "ci staranno"?
Certamente sì. Nonostante abbia perso qualche parola per la musica a tratti preponderante, devo dire che i testi calzano perfettamente con le note e le citazioni bibliche ("Ho sete", "Perdonali perché non sanno quello che fanno"…) danno al pubblico italiano quel brivido in più, che già si sentiva nell'inglese.
Le scene di Gabriele Moreschi, i costumi di Pamela De Santi e il disegno luci di Maneli e Diliberto sono efficaci: l'attualizzazione della storia, con tanto di prostitute dell'est e Vu Cumprà, ci fanno sentire la vicenda ancora più vicino e ci fa domandare: che faremmo noi, oggi, se tornasse davvero il Messia? Lo riconosceremmo tra i falsi miti?
L'orchestra dal vivo, solo parzialmente camuffata sullo sfondo, valorizza ancora di più lo spettacolo, che vi consiglio di non perdere.
Dopo gli applausi, il giro nel back stage per me è d'obbligo: a conferma dell'interpretazione molto sentita, tutti gli attori mi hanno confessato di commuoversi sul palco e di restare scossi a lungo dopo lo show.
Bravi, davvero, tutti quanti. Spero di poter intervistare ancora qualcuno di loro: seguiteci.
Subito dopo Milano, il tour andrà a Roma, al Teatro Brancaccio , dal 27 novembre e poi proseguirà successivamente, toccando molte altre città italiane.