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Milano: il Consiglio di Stato abolisce il divieto di fuochi d’artificio

La decisione del Consiglio di Stato segna un cambio di rotta sulle norme per la qualità dell'aria a Milano.

Fuochi d'artificio a Milano dopo l'abrogazione del divieto
Milano celebra la fine del divieto di fuochi d'artificio con uno spettacolo luminoso.

Il contesto normativo e la decisione del Tar

Il recente intervento del Consiglio di Stato ha suscitato un acceso dibattito a Milano, dove le norme introdotte da Palazzo Marino per limitare l’inquinamento atmosferico sono state definitivamente cassate. Il divieto di utilizzare fuochi d’artificio e accendere barbecue tra il primo ottobre e il 31 marzo, previsto dall’articolo 10 del regolamento per la qualità dell’aria, non sarà più applicabile. Questa misura, pensata per ridurre l’inquinamento durante i mesi invernali, è stata già bocciata in precedenza dal Tar, su richiesta delle aziende del settore e di Assogiocattoli.

Le motivazioni del ricorso

Gli avvocati del comune di Milano hanno presentato ricorso al Consiglio di Stato, sostenendo che il provvedimento non interferisse con la disciplina statale riguardante la libera circolazione del materiale pirotecnico. Hanno argomentato che la regolamentazione riguardava esclusivamente gli effetti sulla qualità dell’aria derivanti dall’uso di materiali esplodenti, limitandosi alla sola accensione durante il periodo invernale. Tuttavia, il giudice Vicenzo Lopilato ha respinto queste tesi, affermando che le disposizioni in questione rientrano nella tutela dell’ambiente e nella disciplina degli esplosivi.

Le implicazioni della sentenza

La sentenza del Consiglio di Stato ha messo in evidenza che il comune di Milano non possiede la potestà legislativa primaria per legiferare su tali questioni. Questo significa che Palazzo Marino ha oltrepassato le proprie competenze, violando il principio di gerarchia delle fonti. Il giudice ha sottolineato che, sebbene sia fondamentale per il comune adottare iniziative per migliorare la qualità dell’aria, queste devono rimanere entro i limiti definiti dalle disposizioni costituzionali e legislative. La necessità di ridurre l’inquinamento non giustifica la modifica del quadro normativo esistente.

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