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Divieto di accesso a Malpensa per attivisti anarchici dopo protesta

La questura di Varese emette divieti di ritorno per due anni dopo la manifestazione

Attivisti anarchici protestano all'aeroporto di Malpensa
Protesta degli attivisti anarchici all'aeroporto di Malpensa.

Protesta non preavvisata all’aeroporto di Malpensa

Il 9 gennaio, un gruppo di attivisti anarchici ha organizzato una manifestazione non preavvisata presso l’aeroporto di Milano Malpensa, precisamente davanti ai banchi di Turkish Airlines. Questa azione ha attirato l’attenzione delle autorità, portando a conseguenze significative per i partecipanti. La protesta era incentrata sulla difesa della popolazione curda e sull’autonomia del Kurdistan, temi di grande rilevanza politica e sociale.

Provvedimenti della questura di Varese

In seguito alla manifestazione, il questore di Varese, Carlo Mazza, ha emesso 25 fogli di via obbligatori, imponendo un divieto di ritorno di due anni nei comuni di Ferno e Somma Lombardo per gli attivisti coinvolti. Questo provvedimento è stato giustificato come una misura necessaria per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico, considerando la natura non autorizzata della protesta e le interruzioni causate alle operazioni di imbarco.

Denunce e violazioni amministrative

Oltre ai divieti di accesso, i manifestanti sono stati denunciati dalla polizia di frontiera di Malpensa e dalla Digos per vari reati, tra cui interruzione di pubblico servizio, violenza privata e resistenza a pubblico ufficiale. Inoltre, è stata contestata una violazione amministrativa riguardante i divieti di stazionamento nelle aree aeroportuali, con l’intimazione di allontanamento per 48 ore, nota come “daspo urbano”. Queste azioni legali evidenziano la severità con cui le autorità intendono affrontare le manifestazioni non autorizzate, soprattutto in luoghi sensibili come gli aeroporti.

Implicazioni per il movimento anarchico

La decisione della questura di Varese rappresenta un duro colpo per il movimento anarchico, in particolare per i gruppi come “defend Kurdistan Torino” e il Collettivo Universitario Autonomo (C.U.A.), che hanno preso parte alla protesta. Questi eventi sollevano interrogativi sulla libertà di espressione e sul diritto di manifestare, temi che continuano a essere al centro del dibattito pubblico in Italia. La risposta delle autorità potrebbe influenzare le future azioni di protesta e il modo in cui i gruppi attivisti pianificano le loro manifestazioni.

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