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Dopo aver evitato la legge per 29 anni, un assassino di parenti è stato catturato, ma poi liberato. I magistrati rifiutano di estradarlo in Brasile

Per quasi tre decadi, Gustavo Miranda Braga Dos Santos, originario del Brasile, ha evitato di essere processato per i suoi crimini. L’eliminazione del suo padre con un coltello durante un alterco in Rio de Janeiro il 19 maggio 1995 ha innescato un lungo periodo di fuga. L’ultima tappa di questo lungo viaggio si è conclusa nella quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano. Le autorità hanno chiuso la procedura di estradizione verso il Brasile per il cinquantunenne, poiché Dos Santos non è più presente in Italia e non è trattenuto da alcuna misura coercitiva.

Durante il 2022, Dos Santos era stato detenuto nella provincia di Varese, ma dopo un breve soggiorno in prigione, ha ottenuto il ritiro della sua misura cautelare e, una volta liberato, è scomparso, probabilmente rifugiandosi in un altro Paese europeo. Il Brasile ha emesso un mandato di arresto internazionale contro di lui e ha stabilito una pena di trenta anni di carcere per omicidio, una pena che Dos Santos potrebbe non scontare mai.

Secondo il processo, Dos Santos era poco più che ventenne quando ha ucciso il padre durante un litigio legato a farmaci che la vittima “consumava regolarmente”. Dopo l’omicidio, è fuggito in Europa, stabilendosi in Belgio dove ha fondato una famiglia. Tuttavia, nel luglio del 2022, durante una vacanza in Lombardia per portare suo figlio ai Campionati mondiali di canottaggio, è stato arrestato dalle forze dell’ordine italiane, grazie ad un avviso di allerta basato sui documenti presentati al momento del check-in in un campeggio a Malnate, alle porte di Varese.

La Prefettura di Varese aveva sottolineato il “rischio evidente di fuga”, considerando che l’individuo era in Italia solo per un breve periodo e aveva una residenza permanente all’estero. Sebbene fosse rimasto in carcere fino a settembre 2022, la quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano decise di revocare le sue misure di detenzione preventiva in quanto “è diventato inefficace 40 giorni dopo che l’arresto è stato notificato alle autorità brasiliane”. Notando che l’estradizione non è stata ancora richiesta e considerando che l’articolo 13 del trattato di estradizione italo-brasiliano non è più rilevante, i giudici di Milano ordinarono la sua scarcerazione. A causa di un ritardo nelle comunicazioni dal Brasile – il Paese coinvolto in una lotta per l’estradizione dell’ex terrorista Cesare Battisti – Gustavo Miranda Braga Dos Santos è riuscito a lasciare l’Italia riuscendo a sfuggire alla giustizia. Adesso, in accordo con la Procura generale, i giudici non hanno altra scelta che chiudere il caso con un’ordinanza che conclude il processo di estradizione. L’avvocato Tirelli ha difeso il brasiliano sin dal suo arresto, insieme alla collega Maria Valentina Miceli. Tirelli, attualmente impegnato come presidente delle Camere Penali Internazionali, ha affermato che “l’estradizione non può essere considerata una procedura automatica, anche se esistono trattati che la prevedono”.

Secondo me, l’estradizione di un sospetto dovrebbe essere assicurata solo nel momento in cui tutte le condizioni stabilite dagli accordi vengano rispettate, una circostanza che si presenta raramente.

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