Il comune consegna l'Ambrogino d'oro alla memoria di Alberto Pollini, uno dei tanti medici morti per covid. La moglie: "Voleva aiutare gli altri".
Il Comune di Milano ha consegnato, lo scorso 7 dicembre, la benemerenza civica a tutte le persone che quest’anno si sono particolarmente distinte nella lotta contro il Covid. Tra coloro che hanno ricevuto l’Ambrogino d’Oro anche l’anestesista Alberto Pollino, morto lottando in prima linea per salvare gli altri dal Covid-19. A ritirare il premio la moglie Alessandra che dichiara: “Il mio Alberto era una persona speciale, il mio sostegno e il punto di riferimento di tutta la nostra grande famiglia. Non riesco ancora a rassegnarmi al fatto che lui non ci sia più”.
Ambrogino d’oro all’anestesista morto
Alessandra Pagani è una delle persone che ha partecipato alla cerimonia per la consegna dell’Ambrogino d’Oro. Lei però non era li per ritirare il premio per se stessa, ma per suo marito Alberto Pollini, anestesista morto a causa del covid dopo aver scelto di aiutare il prossimo e di combattere in prima linea contro il Coronavirus. “Mentre tutti gioivano per il premio, io ero triste e mi sentivo lì per il motivo sbagliato, dato che mio marito Alberto non c’è più. Io non ho molto da essere felice oggi” spiega Alessandra, anche lei infermiera. “Una persona speciale” lo definisce Alessandra che spiega: “non so se è stato un eroe, per me era un marito molto amato e il padre dei miei sei figli, un uomo che andava semplicemente a lavorare e voleva essere in prima linea”, ma è proprio questa scelta che rende Alberto un eroe. Quella voglia di scendere in campo, quella consapevolezza che il suo aiuto può fare la differenza, che l’azione del singolo può concretamente incidere sulla comunità. Faceva semplicemente il suo lavoro, ma sapeva che rischiava ed in questo ha dimostrato il coraggio che solo gli eroi hanno.
Dopo la morte di Alberto oltre al dolore c’è stato bisogno di pensare anche alle difficoltà che la famiglia, composta da 5 figli, avrebbe dovuto affrontare. “Per fortuna ci hanno tanto aiutato i colleghi, gli amici, anche gli sconosciuti quando noi eravamo in quarantena e io ero da sola. Non era facile gestire l’economia domestica senza il sostegno di mio marito. C’è stata una raccolta fondi, non ci siamo mai sentiti soli. Questo mi ha rincuorato: il ricordo degli amici e ora anche del Comune”.