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'Ndrangheta, 37 arresti nel Nord Italia per la faida Arena – Ni­coscia

Estorsioni a complessi turi­stici, traffico di armi e sanguinosi omici­di: la faida tra le cosche Arena e Ni­coscia va avanti da oltre dieci anni. Le 'ndrine sono capeggiate dai boss Fabrizio Arena e Sal­vatore Nicoscia e ieri sono stati portati a termine dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con l'aiuto della Squadra Mo­bile milanese, ben 37 arresti. Lo riporta CronacaQui.

Sono sei gli affiliati della 'ndrangheta arrestati in Lombardia nell'ambito di una vasta operazione denominata "Pandora". Sono state arrestate 37 persone, tutte residenti in varie città del Nord Italia e i reati sono stati commessi sia nella provincia crotonese che in Emilia e Lombardia.

Tra le attività dei fermati c'erano anche estorsio­ni a danno di noti complessi turistici della costa crotonese (come l'hotel Club Le Castella, la Baia degli Dei, il Villaggio Valtur e l'hotel San Francesco). Le cosche non solo ottenevano denaro, ma imponevano di assumere dipendenti su loro segnalazione e di utilizzare i loro fornitori.

Durante le indagini, segnala il portale Milanomafia, sono stati scoperti gli autori dell'omicidio di Carmine Arena il 2 ottobre del 2004, quelli di Mario Manfredi il 3 dicembre del 2005 e quelli di Pasquale Tipaldi il 24 dicembre del 2005.

Inoltre le armi usate per uccidere il capoclan Arena provenivano proprio dall'hinterland milanese e forse erano destinati alle famiglie anche i due lanciarazzi sequestrati a Buccinasco nel 2004. Lo scrive nell'ordinanza di custodia cautelare il gip Assunta Maiore:

"Diversi elementi fanno ritenere che l'arma sia giunta dalla Lombardia, non ultimo, il fatto che a Buccinasco, provincia di Milano, all'incirca un mese prima dell’agguato, siano stati rinvenuti due Bazooka della stessa tipologia di quello usato per l'omicidio in esame, oltre alla circostanza che dall’esame dei capi relativi alle armi, emerge che gli accoliti che risiedono a Pavia sono solerti nel reperire armi da trasferire ai sodali di Isola"

Si può trovare un riscontro di tutto questo nelle intercettazioni telefoniche e nelle dichiarazioni del pentito Giuseppe La Porta. Come segnala Milanomafia

"ci sarebbe poi anche una conversazione nel carcere di Livorno registrata dalle microspie del Ros dei carabinieri tra il detenuto Mario Trovato (fratello del boss Franco Coco Trovato), il figlio Giacomo, Palermino Rigillo, cognato di Trovato e Domenico Rigillo. Palermino Rigillo rifersce al detenuto Mario Trovato: "E quell’attrezzo, secondo me, da qui a Milano glielo hanno mandato"

I clan disponevano di veri e propri arse­nali da guerra composti da lanciarazzi, mitragliatori kalashnikov e mitragliatrici con supporto a terra, ordigni incendiari, pistole di ogni calibro e esplosivo.

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