Ecco cosa non fare se di sera, per caso, si incontra per strada un ‘mostro sacro’ del giornalismo come Gianni Mura
Questa sera, tornando a casa da un caffè, e dirigendomi verso un gelataio tra i più noti della zona Sempione (e di Milano, è “Il Massimo del Gelato”, giusto fargli la dovuta pubblicità, è uno dei pochissimi a fare ancora il vero gelato artigianale, e si sente!), ho incrociato Gianni Mura. Milanese, classe 1945, usciva da un ristorante orientale di altissimo livello appena inaugurato. E, del resto, la sua passione per la gastronomia è ben nota. E, non appena l’ho visto ho sentito il ‘dovere’ di fermarmi.
Lo so, sarò stato anche patetico, ma ho ‘sentito’ la necessità di fargli i complimenti. Come le casalinghe che telefonano in televisione per sperticarsi in elogi al conduttore di turno. In effetti non credo abbia apprezzato. Si stava accendendo il consueto sigaro e questo credo rappresenti sempre un momento ‘intenso’ per un fumatore. Va bene, non rimarrò nei ricordi pregiati di Mura, né il nostro incontro rimarrà da incorniciare nei miei, vale però la pena ricordare quelli, e sono pochi, che fanno un mestiere ormai sempre più vilipeso, ma che lo fanno bene. Mura è un grande giornalista sportivo, ma anche un grande scrittore e un ‘bene pubblico’ milanese. Gli ho detto: “Lei è un grande giornalista, io sono ancora ‘piccolino'”. Non sono riuscito a trovare un’espressione più decente. Da sprofondare in una cassa di bronzo sotto tre metri di terra. E infatti lui mi ha risposto quasi con rimproverandomi: “Non esistono grandi giornalisti. Ci sono giornalisti buoni e giornalisti cattivi”. Una frase, una sentenza. Oggi, che l’arte del blog ci consente di esprimerci come vogliamo, ma anche, proprio per questo, senza regole o ‘maestri’ che ci insegnino qualcosa, pensare alla sobrietà e alla poesia di Gianni Mura è allo stesso tempo antistorico e fondamentalmente attuale. E così, mentre il calendario del campionato prende forma e le ‘solite polemiche’ sciorinano nel Palazzo, questa sera ho voglia di scrivere. Merito di un giornalista milanese incontrato per caso in via Castelvetro.