Il consigliere avrebbe intascato una tangente, ma gli inquirenti stanno ancora cercando riscontri.
Dopo il caso Boni un’altra bufera colpisce la Regione Lombardia nel giro di pochi giorni.
Il consigliere Angelo Giammario (Pdl) avrebbe infatti intascato una tangente da 10mila euro. Ieri i carabinieri hanno perquisito il suo ufficio e la sua abitazione.
Spiega Repubblica che il filone d’inchiesta nasce da un’indagine monzese, che ora è in fase di udienza preliminare, nei confronti di una ventina di persone. Le accuse per loro sono di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta. E’ emerso poi un episodio di corruzione che per competenza è stato trasmesso a Milano, dove, secondo l’ipotesi degli inquirenti – che deve essere ancora verificata – nel marzo del 2009 sarebbe avvenuta la consegna di una mazzetta.
Il gup intanto sta vagliando i singoli appalti. Nel decreto di perquisizione oltre al nome di Giammario compaiono quelli di Achille Baronchelli, Fulvio Saldini, Nicola Di Rosario e Gianmauro Nigretti.
Il pm ha ipotizzato che Baronchelli avrebbe promesso una mazzetta di 30mila euro, ma ne sarebbero stati versati solo 15mila: 5mila li avrebbe intascati Nigretti, che avrebbe fatto da intermediario, e altri 10mila sarebbero andati a Giammario.
Ma si stanno ancora cercando riscontri.
Giammario, leggiamo sempre su Repubblica, è il delegato del governatore Roberto Formigoni alle relazioni con l’Area metropolitana di Milano. Nel corso del pomeriggio di ieri il politico ha presentato le sue “irrevocabili” dimissioni.
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