Un viaggio attraverso le rappresentazioni culturali e il corpo femminile nella mostra di Rebeca Pak.
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Un cubo bianco nel cuore di Genova
Nel suggestivo contesto dell’antico ghetto ebraico di Genova, si trova Campo XS, uno spazio espositivo che si distingue per la sua architettura unica e la sua missione culturale. Questo cubo bianco di 33 metri quadrati, con soffitti a volta, è il palcoscenico ideale per la mostra di Rebeca Pak, intitolata From mouth to ear, body to body, hand to hand. L’iniziativa, curata da Livia Milani, si inserisce all’interno della rassegna Campo Aperto, che promuove artisti e curatori in dialogo con il quartiere.
Il concetto di esotico nell’arte
La mostra di Pak si propone di indagare il concetto di “esotico”, un termine che evoca stereotipi legati non solo alle identità culturali, ma anche alle rappresentazioni dei corpi, in particolare quelli femminili. Attraverso una serie di opere, l’artista esplora come l’immaginario collettivo abbia plasmato la percezione dell’alterità, utilizzando gli agrumi come simbolo di scambi commerciali e di fascino per l’altrove. Questo approccio invita il pubblico a riflettere su come la cultura occidentale abbia spesso ridotto l’identità femminile a un semplice oggetto di desiderio, utilizzando il corpo come strumento di potere.
Un’installazione immersiva
All’interno di Campo XS, l’opera centrale di Pak, Laranja mesmo, só na feira, crea un’atmosfera immersiva che ricorda il caos dei mercati portuali. Attraverso un soundscape a tre canali, l’artista presenta un vortice di suoni che va oltre le tradizionali grida dei mercanti, includendo frammenti audio di pubblicità e concorsi di bellezza. Qui, il corpo femminile è associato all’arancia, simbolo di bellezza e desiderio, evidenziando il legame tra estetica e stereotipi culturali. Questa installazione non solo intrattiene, ma stimola anche una profonda riflessione sulle dinamiche di potere che influenzano le nostre percezioni.
Riscoprire le narrazioni marginalizzate
Il titolo della mostra, ripreso dal pensiero della regista e teorica femminista Trinh T. Minh-ha, sottolinea l’importanza della narrazione femminile. Pak invita il pubblico a considerare il percorso che ogni racconto compie dal mittente al destinatario, ponendo l’accento sulla necessità di restituire voce a chi è stato storicamente marginalizzato. In questo modo, l’artista non solo mette in discussione le rappresentazioni tradizionali, ma offre anche uno spazio per nuove narrazioni che sfidano gli stereotipi e promuovono una comprensione più profonda dell’identità e dell’alterità.