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Street art a Milano: “Slaveroo” l’arte contro lo sfruttamento dei riders

Nuova opera di street art a Milano, si chiama "Slaveroo" ed è un modo per denunciare la mancanza di tutele per i riders.

milano street art
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A Milano compare una nuova opera di Street Art per denunciare le condizioni di lavoro dei riders. Si tratta di Slaveroo, dove il noto nome della ditta di consegne a domicilio è stato convertito nel termine inglese schiavitù.

Street art per i riders a Milano

Un’opera di street art è comparsa per le strade di Milano per denunciare le condizioni di lavoro dei riders. Si tratta di un’opera dello street artist Biancoshock, famoso per realizzare opere d’arte utilizzando oggetti che ritrova per strada e che con la sua creatività si trasformano in messaggi che lancia ai passanti. In questo caso un blocco di cemento, che probabilmente doveva delimitare il passaggio o sorreggere qualche cartello stradale, è stato creativamente trasformato in uno zainetto da rider, con tanto di bretelle. Sullo zaino però, anziché esserci il logo della famosa azienda che da lavoro a tantissimi raiders in tutto il mondo, c’è un nuovo logo: “Slaveroo”.

A chiarire il messaggio ci pensa poi l’artista, utilizzando la sua pagina social e scrivendo: Old stone, new slavery. Ossia: vecchia pietra, nuova schiavitù. Il riferimento è chiaro alle condizioni di lavoro dettate da questa e da tutte le aziende che danno lavoro ai riders. Una problematica molto sentita in tutta Italia, soprattutto con la pandemia che ha visto aumentare il numero dei riders in maniera esponenziale.

A Milano ne è nata anche un’organizzazione politica, Deliverance Milano, che è particolarmente impegnata contro quello che denunciano essere un vero e proprio sfruttamento dei riders e che per il 26 marzo ha chiesto a tutti i clienti di boicottare le app di consegna a domicilio per lanciare un messaggio di solidarietà nei confronti dei riders. L’organizzazione chiede: “riconoscimento di istituti contrattuali fondamentali come la malattia, le ferie, il congedo parentale, la paga oraria che ci liberi dal ricatto del cottimo, il TFR, un monte ore minimo garantito e i diritti sindacali”.

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