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Milano è una città che riesce a stupire con colpi di scena a ogni angolo.
Esiste il quadrilatero della moda, ma anche quello del silenzio: una zona in cui si crea un effetto sonoro per cui tutti i rumori del traffico spariscono nel nulla. Qui si trova una villa che all’apparenza non ha nulla di particolare, ma la verità che si cela dentro a quelle mura e a quel parco è un altra. Villa Invernizzi è uno di quei posti del cuore: appena fatto ingresso vi sembrerà di essere trasportati lontano da Milano, in un posto in cui si possono ammirare anche i fenicotteri rosa.
Villa Invernizzi era di proprietà dell’inventore dell’omonimo formaggio. Romeo Invernizzi conduce una vita particolare fin dai primi anni della sua vita. A scuola era sempre stanco e distratto, al punto che le maestro convocavano spesso i genitori. La verità è che la famiglia possiede una latteria e Romeo ogni mattina presto si deve occupare di mungere le mucche. Anni dopo, nel 1914, riceve in eredità l’azienda di famiglia e la trasforma nella seconda azienda casearia italiana.
Durante un viaggio in Africa con sua moglie il signor Invernizzi decide di portarsi a casa un gruppo di fenicotteri. Ai tempi era ancora permessa un’azione del genere, per questo non ebbe problemi a trasportarli.
Ci troviamo davanti a un perfetto esempio di architettura liberty, affiancata a un contesto naturale. Il risultato è davvero particolare. Tra la recinzione della villa troviamo sia un giardino pensile da cui è possibile godere dello skyline della nostra città.
Sia un giardino di magnolie che un grande roseto. Con liberty intendiamo il movimento artistico – comprensivo di disegno, pittura e artigianato – della fine dell’Ottocento e inizi Novecento, in cui si accostano motivi floreali, ambienti vegetali, viticci, linee curve e flessuose.
I fenicotteri di villa Invernizzi appartengono alla specie dei fenicotteri rosa e fenicottero cileno e si possono incontrare semplicemente passeggiando lungo il cancello della villa, sporgendosi un po’ verso l’interno.
Oltre a essi ci sono anche numerose anatre e qualche pavone. Purtroppo non si possono varcare i cancelli, perché la villa non è aperta al pubblico, salvo rare occasione. Dopo la morta di Romeo Invernizzi il posto è diventato la sede della Fondazione che ora porta il suo nome e si occupa di biologia, medicina, economia, scienze alimentari e di altri settori scientifici.
Nel suo testamento, nel caso non avesse avuto eredi, fece aggiungere una nota al in cui obbligava la Fondazione Invernizzi, amministratrice dei beni e delle società di famiglia, a tutelare i suoi amati animali.
Oggi sembrano essersi adattati alla perfezione alla loro nuova vita in cattività. Ormai non si preoccupano nemmeno più dei passanti che incuriositi cercano di buttare l’occhi all’interno dei cancelli. Per avvicinarsi il più possibile basta scendere alla fermata di Palestro sulla metropolitana rossa.