Oggi si apre l'incidente probatorio per l'omicidio di Chiara Poggi a Milano, con nuove analisi scientifiche.

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Martedì 17 giugno, Milano. Gli uffici della Polizia scientifica in via Fatebenefratelli sono al centro dell’attenzione. Oggi ha inizio l’incidente probatorio sull’omicidio di Chiara Poggi, assassinata nell’agosto del 2007. Un caso che continua a suscitare scalpore e interrogativi, mentre la verità sembra ancora lontana.
Un incontro cruciale per la verità
La genetista Denise Albani e il dattiloscopista Domenico Marchigiani, nominati dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia, si preparano a esaminare i reperti. L’obiettivo? Verificare la catena di custodia e analizzare gli elementi che potrebbero rivelare dettagli inediti. Le impronte palmari e il Dna, ancora al centro dell’indagine, potrebbero finalmente fornire risposte.
Controllo della catena di custodia
Il primo passo è fondamentale: assicurarsi che i reperti siano stati conservati correttamente. Si procederà a un’attenta verifica della documentazione, per confrontare quanto riportato nel verbale con il contenuto degli scatoloni inviati da Medicina legale di Pavia e dai carabinieri di Milano.
Un bagaglio di prove da esaminare
Il lavoro di oggi include l’analisi di 35 fascette para-adesive, che portano impronte dalla scena del crimine. Si cercheranno tracce biologiche significative, e si verificheranno i grafici che hanno messo in evidenza la presenza di due Dna maschili sulle unghie della vittima. Un confronto che potrebbe rivelarsi decisivo, soprattutto alla luce del tampone salivare prelevato da Andrea Sempio, il nuovo indagato.
Elementi inaspettati nella pattumiera
Tra i reperti, anche il contenuto di un sacchetto della pattumiera della villetta, che potrebbe rivelare indizi chiave: da un brick di Estathè a vaschette di Fruttolo e altri oggetti di uso comune. Ogni elemento viene analizzato con attenzione, perché ogni dettaglio può rivelarsi cruciale.
Impronte che raccontano storie
Un’altra prova in esame è l’impronta repertata dal Ris di Parma, trovata sulla porta d’ingresso di casa Poggi. La Procura di Pavia non ha potuto attribuirla né a Sempio né a Alberto Stasi, il fidanzato condannato per l’omicidio. Un dato che solleva interrogativi: chi è stata realmente la persona che ha messo piede in quella casa?
Attesa di novità
Oggi non si prevedono grandi colpi di scena, ma si tratta del primo confronto tra i dieci consulenti coinvolti. Un incontro che getta le basi per un’indagine che si preannuncia lunga e complessa, destinata a protrarsi per almeno tre mesi. Il mistero attorno alla morte di Chiara Poggi non è ancora risolto, e le domande rimangono in sospeso, pronte a riemergere con ogni nuovo sviluppo.