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Srebrenica e Gaza: la memoria storica che non deve svanire nel 2025

Il massacro di Srebrenica e la situazione attuale a Gaza mettono in luce la necessità di una memoria attiva.

Quando si parla di genocidio, il pensiero corre a eventi lontani nel tempo. Ma la memoria non è mai solo un esercizio del passato: è una lente con cui guardare il presente. Il massacro di Srebrenica, avvenuto nel luglio del 1995, l’uccisione sistematica di ottomila uomini e ragazzi musulmani nel cuore dell’Europa, ha segnato per sempre la storia dei Balcani. Una ferita che non si è mai del tutto rimarginata.

E oggi, davanti alle immagini che arrivano direttamente da Gaza, il parallelo diventa inevitabile. Ancora una volta si tratta di civili, di famiglie e soprattutto di bambini. Ancora una volta l’umanità sospesa. Non basta ricordare: serve capire, interrogarsi, assumersi una responsabilità collettiva.

È questo il senso dell’incontro che si è tenuto alla Triennale di Milano, promosso da Caritas Ambrosiana e Ipsia. Un dialogo tra testimoni, operatori umanitari e voci della Chiesa per tornare a parlare di uno dei capitoli più bui della guerra in Bosnia ed Erzegovina e ribadire che la giustizia è l’unica strada per una pace vera.

Il dialogo di Milano: voci e testimonianze

Durante l’incontro, si sono susseguiti interventi toccanti. L’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha sottolineato l’importanza di non abituarsi all’orrore, di scegliere la pace come impegno quotidiano. “L’umanità non può restare indifferente”, ha affermato, richiamando l’attenzione sul dolore delle vittime e la necessità di una riflessione profonda. “Dobbiamo lavorare per un futuro migliore, non possiamo permettere che la storia si ripeta”, ha aggiunto con tono fermo.

Le testimonianze di chi ha vissuto quegli eventi, di chi ha visto la distruzione e la sofferenza, hanno aggiunto un peso tangibile alle parole. “Non possiamo dimenticare”, hanno ribadito i partecipanti, “la memoria è la nostra responsabilità.” E in effetti, la domanda rimane: come possiamo fare in modo che simili atrocità non accadano mai più?

Un appello alla responsabilità collettiva

Il messaggio è chiaro: non basta commemorare, ma è fondamentale agire. La responsabilità non è solo personale, ma collettiva. Riflessioni come quelle emerse a Milano sono essenziali per costruire una società più giusta e consapevole. “La pace deve essere la nostra priorità”, hanno concluso i relatori, “e la giustizia il nostro obiettivo.”

Come si può affrontare il futuro senza fare i conti con il passato? La storia ci insegna che l’oblio è un pericolo. La memoria deve rimanere viva, deve essere alimentata da incontri come questo, che ci spingono a guardare oltre il dolore e a costruire un domani di speranza.

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