La mozione del PD per la rimozione di Pazzali è stata rinviata, ma le tensioni nella maggioranza rimangono alte.

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Rinviato il momento decisivo. Nel Consiglio regionale lombardo, la mozione del Partito Democratico per richiedere la rimozione immediata di Enrico Pazzali dalla presidenza di Fondazione Fiera non è stata nemmeno discussa. L’assenza del governatore Attilio Fontana, in missione istituzionale in Uzbekistan, ha fatto sì che il testo, già di per sé esplosivo, finisse in fondo all’ordine del giorno. Un colpo di scena che potrebbe avere ripercussioni serie sulla stabilità della maggioranza.
La strategia del centrodestra
Secondo il PD, il rinvio non è affatto casuale. Si sospetta che il centrodestra abbia tirato il freno per evitare una discussione che potrebbe avere spezzato l’unità dell’Aula. Curiosamente, la posizione di Fratelli d’Italia appare più vicina a quella dei Democratici piuttosto che a quella della Lega. Infatti, anche il partito di Giorgia Meloni ha evidenziato l’urgenza di apportare cambiamenti ai vertici della Fondazione, auspicando che ciò avvenga prima dell’autunno.
La responsabilità di Fontana
Per i Democratici, la responsabilità politica della situazione ricade interamente su Attilio Fontana. Nonostante la gravità delle accuse che coinvolgono Pazzali, il governatore non ha preso una posizione chiara e non ha avviato alcuna procedura formale per la sua rimozione, nemmeno dopo l’autosospensione di Pazzali. La situazione è tesa e gli animi si scaldano.
Un futuro incerto
Il rischio è che la mozione arrivi a scadenza. Se dovesse essere discussa il 23 giugno, in concomitanza con l’approvazione del bilancio della Fondazione, l’uscita di scena di Pazzali sarebbe già una realtà, visto che coincide con la fine del suo mandato. Ma la tranquillità potrebbe essere solo apparente. La battaglia interna alla maggioranza potrebbe riaccendersi, e la tempistica della scelta del successore diventa cruciale.
Le tensioni rimangono alte
Questa situazione non è solo un semplice rinvio. È un campanello d’allarme per la maggioranza, che si trova a fronteggiare non solo le proprie divisioni interne, ma anche la pressione di un’opinione pubblica sempre più attenta e critica. Il futuro della Fondazione Fiera e della sua governance è ora più incerto che mai.