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Milano: Fila Incredibile per il Pupazzetto Labubu in Piazza Duomo

È domenica mattina, ore 8. 30, e piazza Duomo a Milano si presenta in un'atmosfera surreale.

È domenica mattina, ore 8.30, e piazza Duomo a Milano si presenta in un’atmosfera surreale. I pochi passanti si muovono tra sguardi assonnati e caffè consumati lentamente, mentre un gruppo di persone è in fila, accalcato come sardine sotto la lussuosa vetrina della Rinascente. L’oggetto del desiderio? Un pupazzetto di peluche chiamato Labubu, la mascotte delle collezioni Pop Mart, che sta facendo impazzire collezionisti e influencer.

Folla e frenesia

Il Labubu, con i suoi occhi sgranati e il sorriso malizioso, ha attirato centinaia di fan che si sono messi in coda già dalla notte. Tra di loro, ventenni e signore di cinquant’anni, tutti con lo stesso obiettivo: accaparrarsi il maggior numero possibile di questi piccoli mostri. “Vogliamo comprarne il più possibile e poi rivenderli al triplo”, si sentono dire a gran voce. Una corsa all’acquisto che ha dell’incredibile e che riflette un fenomeno culturale in continua espansione. E non è solo una questione di età: i giovani, i collezionisti, i genitori, tutti uniti dalla stessa ossessione.

La strategia vincente di Pop Mart

Pop Mart, il gigante cinese del blind box design, ha aperto il suo primo store temporaneo in Italia il 3 giugno scorso. Una mossa astuta, con un posizionamento strategico tra brand di lusso e il piano beauty. Ma è stato il Labubu a scatenare l’inferno. Le edizioni limitate e il sistema di vendita al contagocce hanno creato un’atmosfera di tensione palpabile. Le prime persone in fila, arrivate addirittura alle 4 del mattino, raccontano di notti passate in attesa. “Siamo qui da ore, speriamo di riuscire a comprare qualcosa”, dice una famiglia di origine cinese, i primi della fila.

La testimonianza di una turista

Karoline, una turista di Praga, si è unita alla fila per il suo Labubu. “Due ore di fila sono già troppe”, confessa. Ma la sua determinazione è evidente. Ha già un Labubu, ma teme che non sia originale. “Oggi spero di trovarne uno vero, ma con questa coda…” La frustrazione è condivisa. Altri, armati di sgabelli da campeggio e power bank, si preparano a un’attesa che potrebbe durare ore. Sneakers ai piedi, il clima è carico di aspettativa, come se tutti stessero per affrontare un esame.

Il mercato parallelo

Il costo dei Labubu parte da 20 euro, ma il prezzo può schizzare alle stelle nel mercato del reselling. In negozi vicini, i prezzi per versioni personalizzate possono arrivare fino a 500 euro. “Se cercate un colore specifico, possiamo aiutarvi”, spiegano. Un servizio su misura che attira molti collezionisti disposti a spendere. E se il formato ‘blind box’ contribuisce all’ossessione, la vera sfida è trovare il personaggio giusto.

Scene di ordinaria follia

La sicurezza si fa sentire. “Fate un passo indietro!”, grida il capo della sicurezza a un gruppo di ragazzi che cercano di farsi strada. La tensione aumenta ogni volta che qualcuno esce dal negozio con un sacchetto nero. La folla si allunga, un serpente umano che si snoda sotto le arcate di corso Vittorio Emanuele. “Sono due ore che sto qui per prenderne uno per mia figlia”, sbotta un romano. “Almeno qui costano meno.”

Finalmente dentro

Quando finalmente si varca la soglia del negozio, il tempo sembra fermarsi. Scaffali gialli illuminati, commessi che sembrano sacerdoti di un culto moderno. La frenesia di chi ha aspettato per ore si mescola alla speranza di trovare il Labubu giusto. Ma le scorte si stanno esaurendo. Dopo quattro ore di attesa, riesco a prendere un paio di esemplari in edizione limitata. Non male, considerando la concorrenza. Ma cosa spinge così tante persone a mettersi in fila per ore per un pupazzetto? Una ricerca di appartenenza in un mondo frenetico? Forse.

I Labubu, con i loro occhi grandi e il design accattivante, sembrano rappresentare molto più di un semplice giocattolo. In una Milano che corre, c’è chi è disposto a fermarsi, a condividere un’attesa collettiva, per un oggetto che diventa simbolo di un rito moderno. Una follia, una passione, un modo per sentirsi parte di qualcosa. E alla fine, non è solo un pupazzetto, ma un pezzo di cultura pop che continua a far discutere e a creare comunità.

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