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Il presunto capo del narcotraffico di Milano, soprannominato ‘Nazza’ Calajò, è stato condannato a una pena di 17 anni

Nazzareno Calajò, noto anche come “Nazza” e considerato il presunto capo del narcotraffico a Barona, è stato condannato a 17 anni e 9 mesi di prigione. È stato arrestato insieme ad altre 30 persone nel maggio 2023 durante una vasta operazione investigativa, alla luce di indagini su un traffico di droga nel carcere di Opera. L’inchiesta, condotta dalla Dda milanese e dal Ros dei carabinieri, ha portato allo smantellamento di sette gruppi implicati nel commercio illecito di hashish, marijuana e cocaina nella zona milanese e nell’hinterland.

Il processo ha coinvolto dieci imputati, tra cui il nipote e il figlio di Nazzareno. Luca Calajò, il nipote, è stato condannato a 16 anni e 2 mesi, mentre il figlio Andrea, responsabile dell’organizzazione del gruppo, ha ricevuto una condanna di 9 anni. Tuttavia, la procura di Milano aveva richiesto una pena di 20 anni per ciascuno dei tre.

La giudice Alessandra Di Fazio ha identificato due gruppi criminali coinvolti nel traffico di droga, guidati rispettivamente da Luca e Nazzareno Calajò. Le intercettazioni telefoniche rivelavano un piano dei Calajò per uccidere alcuni ultras del calcio milanese, includendo Vittorio Boiocchi, un leader storico e fondatore dei Boys San, ucciso a colpi di pistola a ottobre 2022. Non è stato tuttavia stabilito alcun collegamento tra l’omicidio e la famiglia Calajò. Niccolò Vecchioni, l’avvocato di Nazzareno, ha annunciato che presenterà ricorso contro la sentenza.

I Calajò sono una famiglia ben conosciuta nella Barona e oltre. Una reputazione con una certa gravità. Nazzareno, soprannominato ‘Principe’ nelle sue vicinanze, e suo nipote Luca avevano stili di lavoro diversi, a volte erano anche in competizione negli affari. Risultano sotto il controllo di questa famiglia numerose piazze di spaccio a Milano, dalla via De Pretis alla via Ovada, attraverso piazza Miani, via Watt e via Voltri. In più, esiste una Milano più elitaria, quella dei quartieri centrali di alto livello, che secondo le indagini, erano anch’essi destinatari della droga dei Calajò.

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