Una volta quando si tornava sconfitti da Torino, nelle partite contro la Juventus, ricordo in particolare negli ’70, si potevano accampare mille scuse. Tutte riconducenti più o meno allo stesso leit-motiv: colpa dell’arbitro. C’era sempre un rigore contro, un fuorigioco sospetto, l’ammonizione intimidatoria, il fischio a senso unico che impedivano al Milan (o anche all’Inter) di fare il proprio gioco. Il ‘fallo di Furino’ ne rimane a tutt’oggi l’esempio più fulgido.
Ma questo Milan, questa immagine sbiadita di squadra, questi ex campioni allo stato di scazzo avanzato, di scuse proprio non ne può accampare. Travolto, dominato, mesmerizzato, da una Juventus che ha un solo giocatore di classe, l’immenso Andrea Pirlo che ovviamente, durante il mercato estivo, si è ritenuto superfluo, vecchio e sacrificabile. E così è finita 2-0, ma potevano essere di più, con la scenetta tragicomica di Christian Abbiati, che finalmente, si dimostra per ciò che è, un Dida a scoppio ritardato, supponente e protetto inconcepibilmente ormai solo dalla curva, forse per via delle sue simpatie politiche viranti vero il nero. Con il finalino dell’uscita per l’ennesimo infortunio di Alessandro Nesta e la consapevolezza che il Milan quest’anno si dovrà accontentare del ‘biplete’: Supercoppa italiana e Trofeo Berlusconi. E cara grazia che si son vinti…