L’Inter mi sembra la protagonista di uno spaghetti-western, dove inevitabilmente interpreta la parte degli ‘implacabili’. Buoni o cattivi non importa, ma sono di solito quei ‘desperados’ che arrivano nel classico paesino di frontiera, uno dopo l’altro annichiliscono gli avversari, e poi se ne vanno al galoppo sollevando la polvere del deserto. Risultato: devastazione.
E così, almeno negli effetti (Udine a parte) l’Inter ‘leonardesca’ appare tenere il ritmo di quella ‘mourinhana’. E poi chissenefrega se dopo Bari i giornali parleranno di un pugno sferrato da Chivu a Rossi, con il rumeno che, evidentemente tratto in inganno dal suo caschetto, si immagina più facilmente in un campo da rugby che di calcio. La replica, inevitabile, sarà doppi: a) quest’Inter avrebbe vinto lo stesso, vista la forza di squadra e l’impatto offensivo che riesce a mettere in campo. b) non mi sembra che il Milan sia meno tutelato. E’ vero, nella gara con la Lazio qualche dubbio è stato sollevato ma, parliamoci chiaro, quante gare Gattuso quest’anno avrebbe portato a termine (delle non tantissime giocate) con un arbitro che lo consideri alla stregua di un centrocampista da ‘provinciale’? Insomma, Milan o Inter, non fa differenza, quest’anno la (in)giustizia sembra essere comminata con equità. Del resto l’uscita di Silvio Berlusconi “Il Milan che vince fa bene al Paese” non mi pare sia stata una gran giocata, né sportiva né in assoluto. Intanto Kharja e Pazzini fanno faville e questo conta a scacciare definitivamente, se qualcuno ce l’avesse ancora, l’idea dell’Inter vecchio stampo, quella degli acquisti che alimentavano le barzellette del dopolavoro. Questa squadra è implacabile, pugni o non pugni.
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