Simone Panigada del Tethys Research Institute ha raccontato il problema dell’ambiente e il suo lavoro nell’intervista per la rubrica Bella Milano.
– Ti occupi di cetacei, inquinamento dei mari, ecosistema e lo fai in buona parte da Milano che è la tua città. È complicato?
Più che complicato, è complesso; e occuparsi di ambiente, di ricerca in mare e di conservazione implica muoversi su più fronti contemporaneamente. Siamo tutti ormai ben consci delle difficoltà che l’ambiente marino incontra ogni singolo giorno, spaziando dall’inquinamento chimico e acustico a problemi più subdoli quali, ad esempio, i cambiamenti climatici.
Gran parte del nostro lavoro può essere svolta comunque da qualunque parte del mondo, basta una buona connessione a internet e tener presente il fuso orario in cui ci si trova. Altro discorso, chiaramente, se si deve essere sul campo impegnati in qualche campagna in mare; ma anche qui vivere a Milano aiuta, in quanto è ben servita da treni e aerei e in poco tempo si può arrivare dove serve.
– Riesci a fare coincidere il tuo lavoro con il surf. Vuoi raccontarci di questa tua passione che sembra essere molto diffusa nella nostra città (d’altronde Milano è la città con più patenti nautiche) e come si interseca con il tuo lavoro?
La passione per il surf nasce a San Diego, città che adoro e dove ho avuto la fortuna di passare diverse estati negli ultimi anni.
Ho iniziato a praticare il surf seriamente con la mia seconda figlia qualche anno fa, credo fosse durante l’estate 2016. Da allora il tarlo del surf si è impossessato di me e ogni occasione per fare surf viene sfruttata. Negli ultimi anni, il centro di ricerca che ho l’onore di presiedere (Istituto Tethys) si occupa di un progetto internazionale per identificare Aree Importanti per i Mammiferi Marini (Important Marine Mammal Areas – IMMAs) e organizziamo una serie di workshop regionali nell’emisfero australe.
Non ti stupirà che, quando possibile, abbiamo coniugato gli interessi scientifici con mete dove sia possibile praticare il surf, privilegiando alberghi sulla spiaggia, possibilmente vicini a qualche bel break. Proprio qualche settimana fa avremmo dovuto essere in Costa Rica, ma abbiamo purtroppo dovuto cancellare il workshop a causa della situazione Covid-19. Con un po’ di fortuna se ne riparla a settembre 2021. La gioia di alzarsi presto e fare una session tra le onde prima dell’inizio del meeting, aspettando la pausa pranzo per un altro paio di onde, è indescrivibile.
– Cosa pensi che possa fare in più una città come Milano per la lotta contro l’inquinamento?
La lotta contro l’inquinamento deve necessariamente nascere ed essere sviluppata nelle grandi città, e Milano dovrebbe essere in prima fila in questa missione.
Tutti i rifiuti che si producono a Milano, che entrano nei corsi d’acqua o nell’atmosfera, presto o tardi arrivano in mare, con gli effetti devastanti che ben conosciamo. Una delle piaghe peggiori al giorno d’oggi è rappresentata dall’uso di plastica mono uso e Milano deve fare qualcosa per diminuirne l’utilizzo. Quando mi capita di andare in un locale e vedo che ancora servono un drink con due cannucce di plastica divento pazzo.
Si tratta di piccole cose, che se portate avanti da tutti, rappresentano molto per l’ambiente. Anche il semplice fatto di raccogliere 5 pezzi di plastica a persona ogni volta che si va sulla spiaggia sarebbe un gesto importante; io lo faccio, fatelo anche voi.
– I due lock-down e l’attuale emergenza di cui sono una conseguenza hanno inciso molto sul tuo lavoro?
Assolutamente sì, hanno inciso moltissimo sul mio lavoro e su quello dell’Istituto che dirigo.
Innanzitutto, tutti le riunioni e i meeting nazionali e internazionali sono stati annullati o posticipati. L’agenda internazionale si è bloccata per alcuni mesi, prima di riprendere lentamente con le riunioni virtuali, che in parte hanno sostituito quelle di persona, anche se non sempre con gli stessi risultati. Le nostre campagne di ricerca in mare estive hanno subito gravi ritardi e un decremento significativo nel numero di partecipanti, su cui contiamo per finanziare parte della ricerca.
Avrei dovuto partecipare ad una crociera di ricerca in Antartide a marzo 2021 che è stata annullata all’ultimo momento, per non parlare di un monitoraggio aereo previsto per giugno 2020 che è stato concluso a fatica nel mese di ottobre, con rientro a casa appena un giorno prima della suddivisione dell’Italia nei vari colori. Non ti dico le difficoltà con alberghi, ristoranti chiusi, taxi e tutto il resto. Stare poi chiusi per oltre 5 ore ogni giorno in un piccolo aereo con sempre la mascherina addosso e cercare di avvistare cetacei dal finestrino non è certo comodo…
Leggi anche la precedente intervista per la rubrica Bella Milano