Un giovane di 19 anni si consegna alle autorità confessando l'omicidio di Manuel Mastrapasqua per una cuffia da 15 euro
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Un giovane di 19 anni, identificato come D. R., si è presentato alle autorità ad Alessandria, confessando di essere l’assassino di Manuel Mastrapasqua. In precedenza, il ragazzo aveva già avuto problemi con la legge per furto e tentativi di rapina, ma ha sostenuto di non essersi reso conto di aver ucciso Mastrapasqua. Durante un controllo di routine alla stazione ferroviaria, dopo aver ricevuto i documenti, si è allontanato per poi ritornare e rivelare il suo crimine: “Ho un peso addosso. Ho fatto una caXXata… a Rozzano, ho ucciso una persona“.
Conferma delle parole durante l’interrogatorio
Le sue parole sono state poi confermate durante l’interrogatorio negli uffici della Procura di Milano, davanti al pubblico ministero Letizia Mocciaro e ai carabinieri. D. R. ha dichiarato di aver ucciso Mastrapasqua, di 31 anni, per rubargli un paio di cuffie dal valore esiguo di 15 euro, trovate in un cestino della spazzatura vicino al luogo dell’omicidio, a Rozzano. Un tentativo di rapina che si è trasformato in una tragedia.
La tragica fine di Manuel Mastrapasqua
Dopo un turno di lavoro in un supermercato di via Farini a Milano, Manuel Mastrapasqua stava tornando a casa, scambiando messaggi con la sua fidanzata. Era già passata la mezzanotte e l’ultima registrazione vocale che stava inviando non verrà conclusa. Alle 2.54, le telecamere di sicurezza lo immortalano per l’ultima volta, mentre si avvia verso il suo appartamento. Durante il tragitto, è in contatto via messaggi con la fidanzata, che risiede in Liguria. La conversazione termina bruscamente un minuto dopo, alle 2.55, quando sullo schermo del suo cellulare appare la scritta: “…sta registrando…“. Questo rappresenta l’ultimo segnale di vita.
La tragica aggressione
In quel momento, secondo quanto ricostruito dagli investigatori e confermato da una confessione, D. R. lo aggredisce con un coltello, ordinandogli di consegnargli qualcosa. Ne scaturisce una rapida colluttazione, durante la quale l’aggressore strappa via le cuffie a Mastrapasqua, che prova a resistere per riprenderle. Purtroppo, l’aggressione si conclude tragicamente con un fendente mortale al lato destro. Il corpo di Manuel viene rinvenuto poco dopo, intorno alle 2.58, da una pattuglia dei carabinieri di Rozzano in servizio di notte.
Le indagini e l’aggressore solitario
Le indagini portate avanti dalla squadra Omicidi, sotto la direzione di Antonio Coppola e Fabio Rufino, hanno accertato che D. R. era da solo al momento dell’omicidio. Le riprese delle telecamere mostrano il giovane, con indosso una tuta nera e un cappellino bianco, mentre si sposta da viale Campania, la sua zona di residenza, fino al luogo del crimine. Un particolare inquietante emerso dai filmati è il riflesso del coltello nella cintura del ragazzo, già visibile prima dell’attacco.
Nonostante le iniziali supposizioni riguardo a presunti complici, gli inquirenti hanno confermato che Rezza avrebbe agito in solitaria. Alcune persone presenti sulla scena avrebbero potuto vedere l’accaduto, ma nessuno ha deciso di farsi avanti per fornire testimonianze. Secondo le autorità, si tratterebbe di individui non proprio affidabili.
La fuga e la confessione
Dopo aver commesso l’omicidio, il diciannovenne è rientrato a casa e al mattino ha rivelato il suo crimine ai genitori, che non gli hanno dato credito. Il padre lo ha seguito fino alla stazione di Pieve Emanuele, dove il ragazzo ha preso un treno diretto ad Alessandria, con l’intenzione di scappare in Francia. Tuttavia, il peso della coscienza lo ha portato a confessare agli agenti della Polfer.
Il giovane, che aveva già avuto problemi legali per furto e tentato colpo, ha affermato di non aver realizzato di aver ucciso Mastrapasqua, nonostante la brutalità dell’aggressione. Tutto questo è accaduto per una cuffia del valore di 15 euro…