La nostra interazione con l’organizzazione era onesta e aperta. Eravamo sempre al corrente delle sfide e abbiamo lavorato a stretto contatto con i responsabili della gestione della sicurezza e delle relazioni con i tifosi per affrontare e risolvere qualsiasi problema. Non ci sono mai state pressioni o minacce. Chiedevamo ulteriori biglietti quando necessario e si rivolgevamo a loro quando era il momento di organizzare viaggi di trasferta. Queste sono le dichiarazioni di Andrea Beretta, ex capo della curva Nord, uno dei destinatari di un ordine che ha eliminato la leadership degli ultrà di Inter e Milan, che ha condiviso queste parole con il suo avvocato, Mirko Perlino, in una discussione in prigione.
In vista dell’interrogatorio
Beretta, detenuto anche per l’omicidio di Antonio Bellocco, è uno degli accusati di associazione a delinquere con l’aggravante di avere facilitato le attività della ‘ndrangheta. Si prevede che sarà il primo della lista degli arrestati ad essere interrogato dal gip Domenico Santoro a partire da mercoledì.
Nella discussione di oggi con il mio avvocato, ho spiegato in dettaglio la mia posizione riguardo i biglietti per la finale di Champions a Istanbul. Inizialmente, avevamo fatto una richiesta, ma ci sono stati offerti meno della metà di essi. Perciò, per non deludere la metà dei tifosi, abbiamo deciso di non mandare nessuno. Tuttavia, la società, in collaborazione con la Questura, è stata in grado di assicurarsi 1500 biglietti. L’avvocato Perlino ha inoltre chiarito che, secondo l’indagine, il mio cliente non aveva nessun legame con i membri delle famiglie calabresi. La mia interazione era limitata solo a Marco Ferdico, noto come il ‘front man’, chi ha preso il mio posto a seguito dell’imposizione di un divieto di partecipazione per 10 anni.