"Aperti o chiusi, nessuna mezza misura" è quello che chiedono chef e ristoranti di Milano, raccolti nell'Associazione Italiana ambasciatori del gusto.
Tutti gli chef, i ristoranti e tutti coloro che lavorano nel mondo della ristorazione a Milano firmano la lettera dell’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto con cui chiedono la riapertura dei ristoranti. “Basta con i giorni alterni e con i provvedimenti a singhiozzo” scrivono nella lettera inviata al Presidente del Consiglio, ai Ministri e ai Presidenti delle Regioni. “Alla chiusura certa devono seguire ristori certi, adeguati e immediati, per ripartire”.
Chef e ristoranti di Milano scrivono al Governo
Gli chef più famosi di Milano, come Carlo Cracco, Enrico Bartolini, Andrea Berton, Davide Oldani, Viviana Varese, Eugenio Boer ma anche manager di ristoranti, come Sandra Ciciriello di Alice Ristorante, e altri chef famosi che hanno scelto Milano per aprire i loro locali, come Antonello Colonna a Renato Bosco e Giancarlo Perbellini, hanno firmato la lettera scritta dall’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto. Con loro anche molti altri, sempre legati al mondo della ristorazione milanese, come sommelier, panettieri, pasticcieri che dopo mesi di resilienza si sentono stremati dalle continue aperture e chiusure.
“La nostra categoria, la ristorazione italiana, è in ginocchio” inizia così la lettera inviata. “continuiamo a non essere ascoltati nonostante i continui appelli e le proposte di fattiva collaborazione. Ci avete, di fatto, mal considerati se non addirittura dimenticati.” affermano tutti, rappresentati dall’Associazione.“Come Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto (AdG) siamo da sempre in prima linea nella difesa, tutela e promozione globale del Made in Italy e della cucina italiana di qualità… Oggi gli obiettivi, di tutti, sono la sopravvivenza e la ripartenza: dietro ogni saracinesca abbassata ci siamo noi imprenditori con le nostre famiglie e quelle dei nostri collaboratori e fornitori.” Ma ciò non comporta solo un rischio per i diretti interessati. “Se noi non ce la facciamo, se le nostre imprese chiudono, anche il Made in Italy non ce la farà.” sentenziano.
La proposta di collaborazione
Così l’intera categoria, almeno coloro che “prendendo le distanze da chi, in forma di protesta, sceglie di riaprire i propri locali”, scelgono la strada del dialogo e propongono soluzioni alle istituzioni. “Serve tempestività d’azione: le parole d’ordine non possono più essere sempre e soltanto “chiusura” o “sussidi”. La ristorazione milanese vuole riaprire “nel totale rispetto delle regole e della sicurezza” spiegano.”Una riapertura in sicurezza, regolamentata e controllata, che spazzi via una volta per tutte l’idea del ristorante come untore.” Ma allo stesso tempo, se c’è bisogno della chiusura, che ci sia, ma chiedono che sia netta. “Alla chiusura certa devono seguire ristori certi, adeguati e immediati, per ripartire”.