Sono state rese note le motivazioni con le quali il tribunale del riesame ha rifiutato la scarcerazione dell'imprenditore Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche ambientali arrestato con Rosanna Gariboldi e altre tre persone il 20 ottobre scorso per associazione per delinquere e riciclaggio di 22 milioni di euro, come riporta il Corriere.
I giudici definiscono Grossi come il
"principale beneficiario della complessa macchinazione illecita ordita avvalendosi di strutture societarie, professionisti, collaboratori e dipendenti compensati per il loro apporto all'illecito"
L'uomo non avrebbe
"svelato a chi siano stati destinati gli oltre cento orologi di estremo valore che non sono stati rinvenuti nella sua disponibilità e i rapporti con politici e amministratori locali"
Dietro tutto il lavoro di Grossi insomma ci sarebbero consistenti intrecci politici.
La Gdf di Milano aveva trovato tra la documentazione sequestrata alcune liste di orologi di valore acquistati in un negozio di Milano. Grossi ha sempre detto di essere un collezionista. Si legge nelle motivazioni:
"Riferiva che si trattava di acquisti personali e di non averli mai dati a politici, se non in rare occasioni e sempre a titolo di amicizia, mai per ottenere favori"
I giudici inoltre definiscono "convincente" l'ordinanza con la quale il gip aveva disposto il carcere confermando "l'esistenza di 'gravi indizi' a carico degli indagati".
L'accusa sostiene che
"grazie a sovrafatturazioni sulla bonifica avvenute attraverso società con sede in paradisi fiscali, Grossi avrebbe costituito una riserva di fondi all'estero fatti rientrare in Italia attraverso 'una rete di contatti (ben lungi dall'essere ancora completamente disvelata) con persone necessariamente dotate di preparazione specifica e professionale'. Un'associazione per delinquere che è 'pacifica' e in cui il re delle bonifiche dava 'ordini che non ammettevano discussione' commettendo 'un numero impressionante di reati fiscali, appropriazioni indebite e riciclaggio'"
Leggiamo sempre sul Corriere cheGrossi non può e non deve uscire dal carcere
"perché ha dimostrato di essere capace di condotte 'volte alla creazione e interposizione di complessi e numerosi schermi societari in diverse parti del mondo, nonché all'apertura di conti su diverse banche estere, intestati ad una pluralità di persone diverse che obbedivano pedissequamente ai suoi ordini'. Questo 'implica una non comune professionalità e capacità di complesse deliberazioni delittuose' e una 'stabilità e radicalità della dedizione a simile attività illecita'"
Infine l'imprenditore avrebbe continuato nella sua condotta anche quando ormai sapeva dell'inchiesta
"perché c'era stata in Italia la rogatoria con la quale la magistratura tedesca aveva dato il via alle indagini e perché a febbraio c'erano stati anche gli arresti di due suoi collaboratori e dell'avvocato svizzero Fabrizio Pessina. Giuseppe Grossi avrebbe manifestato una 'assoluta indifferenza alle indagini', visto che in un'intercettazione del settembre scorso parla di 'occhi puntati contro'. Continua 'a non percepire neppure il disvalore penale delle condotte che egli ha sistematicamente commesso e che ha dimostrato in concreto di voler continuare a commettere, intendendole come normale corollario della sua attività'"
Per quanto riguarda invece Rosanna Gariboldi ilCorriere spiega:
"è stata accusata di aver messo a disposizione di Grossi il suo conto presso la banca J. Safra di Montecarlo sul quale, tra il 2001 e il 2007, sono stati registrati 12 versamenti in entrata per più di 2,3 milioni e tre uscite per 1,3; denaro in gran parte arrivato da Grossi e tornato a lui. Il suo 'comportamento non può ridursi, come ella ha tentato di accreditare agli atti' a quello di 'una sprovveduta (completamente all'oscuro dei complessi meccanismi societari e bancari che le venivano fatti attivare) attratta dalla promessa del Grossi' di farle fare affari immobiliari vantaggiosi, ma basati solo sulla parola. Gariboldi (moglie del vicecoordinatore nazionale del Pdl, il deputato Giancarlo Abelli) è stata amministratore pubblico e titolare di società e questo 'rende inverosimile la riferita ignoranza'. I giudici sono convinti, invece, che abbia fornito un 'prezioso e professionale contributo alle articolate macchinazioni criminose'"
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