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L’insegna pubblicitaria Ray-Ban in Duomo passa il testimone a Gucci

Resiste l'ultimo neon pubblicitario sui tetti del palazzo all'angolo di piazza Duomo, ma il proprietario non sarà più Ray-Ban.

Insegna Gucci piazza Duomo

Probabilmente la nuova generazione non ricorderà piazza Duomo in versione Times Square, quando le insegne luminose decoravano sbrilluccicanti Palazzo Carminati. Ad oggi l’unica insegna sopravvissuta è proprio quella sopracitata, dato che nel 1999 vennero tutte smantellate.

La solitaria insegna in Duomo cambia “proprietario”

Ray-Ban, celebre brand di occhiali, ha accompagnato innumerevoli nottate milanesi con il suo neon rosso fuoco, ma ora ha deciso di passare il testimone alla maison della moda Gucci. Da questo momento, il rosso sgargiante verrà sostituito da luminose e raffinate lettere bianche.

Quando comparì la prima insegna in Duomo?

Negli anni ’20 del Novecento iniziarono a diffondersi le primissime luci al neon, grazie all’invenzione di Georges Claude presentata al Grand Palais di Parigi il 9 novembre del 1909. Fecero la loro apparizione nelle più importanti piazze del mondo, ovviamente anche nell’allora futuristica Milano industriale: palazzo Carminati era completamente ricoperto da insegne pubblicitarie.

La svolta dell’insegna in Duomo

Nel 1999, dopo una lunga campagna a favore del decoro urbano -sotto la guida di Gabriele Albertini e tramite la giunta Formentini- le insegne vennero rimosse. Questa svolta raccolse approvazioni, ma soprattutto illustri bocciature. Nel 2004, quando finirono i lavori di restauro dell’edificio, l’architetto Italo Lupi commentò Vanno restituite ai milanesi quelle insegne lampeggianti, una rivoluzione silenziosa degli anni del boom economico, una rivoluzione che ha coinvolto anche le donne che cercavano di uscire da certe gabbie familiari per inserirsi nel mondo del lavoro. Ora che Palazzo Carminati è stato ripulito e la sua facciata è in ordine, visto che non è di un ordine monumentale così importante, si potrebbero rimettere questi gioielli d’arte, questo quadro vivente, del resto non sono meglio tutte quelle strutture in ferro con la pubblicità luminosa che occupano marciapiedi interi e sono posti anche davanti ai monumenti o gli stand con cartelloni invadenti”.

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