Il Sindaco di Milano Beppe Sala ribadisce la sua idea contro lo Smart Working: "Dovremmo ripensare interamente la città".
Siamo alla terza puntata della nuova serie Beppe Sala vs Smart Working. Durante l’ultimo episodio di martedì 14 luglio il Sindaco di Milano ha ribadito la sua posizione: il lavoro agile non va bene. Anche se le parole di qualche tempo prima avevano creato gran scalpore, Sala non si scompone e rimane fermo nella sua posizione.
Beppe Sala e lo Smart Working
“Non consideriamola normalità“, chiosa deciso Beppe Sala. Il suo pensiero sullo smart working è ormai chiaro e noto a tutti: se non si torna a lavorare alle scrivanie si rischia un crollo generale. “È evidente che una parte della città è ferma perché qualcun altro non lavora in presenza. Capisco che c’è una necessità di smart working, ma se dovessimo considerarlo normalità dovremmo ripensare interamente la città. Ripensare la città richiede tempo“. Poi, a chi lo accusa di favorire solamente bar e ristoranti risponde: “Certo che li difendo, ma non penso solo a quello. Penso ai taxi o a tutto il mondo dello spettacolo, tra l’altro tutta gente che normalmente non ha un contratto a tempo determinato, vive se lavora. Che fanno questi se la città è vuota?”.
“L’effetto grotta ha i suoi pericoli” avvisava tempo fa in uno dei suoi video mattutini da Palazzo Marino. Non tutti però avevano preso bene queste parole, accusandolo di discriminare chi ha lavorato – e continua a farlo – da casa. La frase “siamo a casa e prendiamo lo stipendio ha i suoi pericoli” aveva solamente peggiorato la situazione, così come il “tornate a lavoro” di solo qualche giorno dopo.