Ci sarebbe un documento segreto dietro il progetto di Expo 2015. Ne ha parlato ieri Gianni Barbacetto su Il Fatto Quotidiano. Il contratto da cui nasce l'Esposizione è "un documento di 25 pagine e sette planimetrie che nessuno ha mai visto: non il consiglio comunale, che lo aspetta da un paio d'anni, non i cittadini milanesi che avrebbero diritto di sapere che cosa si sta progettando".
Ci sarebbe una convenzione sottoscritta nel giugno 2007 da Comune e dai due proprietari dell'area su cui si svolgerà l'evento, ovvero Fiera di Milano e la società Belgioiosa (gruppo Cabassi).
Secondo Barbacetto il contratto prevederebbe che l'area a nord della città, tra Pero e Baranzate, resti ai proprietari. Viene data in concessione alla società Expo per sette anni (2010-2017), ma al termine le due società se la riprenderanno.
Se oggi l'area è agricola (parliamo di circa 1 milione di metri quadri, 70% della Fiera e 30 di Cabassi) e non ci si può costruire nulla, nel 2017 l'area avrà un indice di edificabilità 0,6.
Ovvero si possono costruire 6 metri quadri ogni 10, per un totale di 600 mila metri quadri. Quindi il giornalista si chiede: dove andrà mai a finire la promessa del parco botanico planetario da regalare alla città? Anche perchè l'Ufficio di Piano dell'Expo, che dovrà realizzare il masterplan, ha già espresso alcune perplessità. Leggiamo su Il Fatto Quotidiano:
"Il sogno dei cinque super-architetti è troppo leggero, troppo agreste, troppo bucolico. Bisogna riempire, costruire, appesantire. Dare la possibilità ai paesi espositori di potersi esibire innalzando come vogliono i loro padiglioni nazionali"
Insomma, il piano potrebbe essere modificato in modo da venire incontro alle esigenze dei futuri proprietari.
Ma c'è anche un altro fronte da considerare: la Fiera vorrebbe mantenere il controllo dell'area. L'ad di Expo spa, Lucio Stanca, vorrebbe invece acquistarla. Dietro la Fiera però ci sarebbe Roberto Formigoni (Pdl e Comunione e liberazione).
Formigoni avrebbe "lavorato sottotraccia per diventare il vero padrone dell'Expo. Sottraendo il giocattolo a Letizia Moratti. Formigoni non solo controlla attraverso i suoi uomini la Fiera, proprietaria dell'area, ma ha anche abilmente occupato l'Ufficio di Piano, d'ora in avanti vera cabina di regia dell'Expo".
Il presidente della Regione ha già i suoi uomini schierati: Matteo Gatto, direttore dell'Ufficio di Piano, Andrea Radic, responsabile della comunicazione e Alberto Mina, responsabile delle relazioni istituzionali. Il comitato scientifico è presidiato da Giorgio Vittadini, mentre nel cda della società di gestione cura gli interessi del Celeste Paolo Alli.
Su Formigoni poi Gianni Barbacetto ha sollevato qualche dubbio: può effettivamente essere ricandidato?
Secondo la legge numero 165 non si può essere presidenti di Regione per tre (o quattro) mandati consecutivi.
Lo sostengono anche alcuni giuristi, come Margherita Raveraira dell'università di Perugia:
"Sino dal 2004, quando ancora non era concluso il primo mandato dei presidenti eletti a suffragio universale e diretto, la legge statale (n. 165) ha stabilito, con precetto preciso e vincolante per le regioni, il divieto di tre consecutivi mandati. Essendo stato eletto già nel 2000 e nel 2005, Roberto Formigoni non è dunque più rieleggibile"
Dello stesso parere anche Vittorio Angiolini dell' Università di Milano. Barbacetto aggiunge:
"Formigoni, a dirla tutta, è stato presidente della Lombardia già tre volte, perché lo era anche tra il 1995 e il 2000: ma quel mandato non si conta, perché a eleggere il presidente allora era il Consiglio regionale. Solo dal 2000 è scattata l'elezione diretta. Se ora la legge dice: no al terzo mandato, dov'è il problema? Come al solito, ci si divide sull'interpretazione della legge"
Formigoni infatti sostiene che i mandati si contano escludendo anche il primo in cui è stato incoronato dall'elezione diretta (2000) perché la legge 165 è del 2004, quando il mandato era già in corso.