La direttrice del Labanof ha lavorato sui resti dei pazienti deceduti tra Quattro e Seicento
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Nel Sepolcreto della Ca’ Granda è stato allestito un percorso museale: alla scoperta dei segreti meneghini.
Sepolcreto della Ca’ Granda: gli studi delle ossa
Nel 2010 il docente di storia medievale Folco Vaglienti e l’archivista del Policlinico Paolo Galimberti mostrarono a Cristina Cattaneo, medico legale e direttrice del Labanof, la Cripta sotto la chiesa della Beata Vergine. La scoperta fu sorprendente: 14 camere sotterranee erano piene di mucchi di ossa e resti. Successivamente, iniziarono gli studi delle ossa, ma furono costretti a fermarsi, a causa della mancanza di finanziamenti.
Nel 2018, grazie a un bando della Regione e all’impegno dell’Università degli Studi e del Politecnico, il progetto si avviò. Si scoprì che, tra la seconda metà del Quattrocento e la fine del Seicento, nelle camere ipogee del Sepolcreto, venivano sepolti i pazienti morti all’Ospedale Maggiore, la cosiddetta Ca’ Granda, attualmente sede dell’Università Statale.
Sepolcreto della Ca’ Granda, Slavazzi: “Le condizioni della Cripta hanno permesso la conservazione dei resti”
Dalle ricerche condotte con l’archeologo della Statale, Fabrizio Slavazzi, emerge che i resti appartengono a uomini, donne, bambini. Inoltre, ci sono esiti di chirurgie e autopsie: si facevano sezioni cadaveriche. Grazie all’aiuto dei radiologi sono stati svolti alcuni esami in cripta, mentre altri hanno richiesto lo spostamento degli scheletri per esaminarli con la Tac. Cattaneo afferma: “Questo ci ha permesso di vedere patologie come la sifilide e anche la terapia che veniva data, il mercurio, che abbiamo trovato nelle ossa”.
Gli esami sui residui di encefalo rivelano che all’epoca venivano somministrati oppio, morfina e cannabis. Slavazzi chiarisce: “Abbiamo individuato modalità e tempi di deposizione dei cadaveri. Un significativo lavoro ha riguardato la catalogazione dei reperti. Le condizioni della Cripta hanno permesso la conservazione dei resti scheletrici e di tessuti molli, i cadaveri venivano seppelliti nudi, c’erano però rosari di legno intorno ai polsi dei bambini, atti di pietà di chi li ha seppelliti”.
Sepolcreto della Ca’ Granda: il diorama
Questo progetto è unico in Europa. I risultati sono sottoposti agli occhi del pubblico: quattro pannelli spiegano la storia e le ricerche svolte, un video presenta contenuti registrati durante lo studio, inoltre, c’è un’area di attenzione sulla “danse macabre” del Volpino, autore degli affreschi del 1637, e il laboratorio antropologico è visitabile. Infine, è stato allestito un diorama con resti ossei veri, mostrando così l’aspetto delle camere ipogee prima dello scavo.
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