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Nel 1964 lo psicologo sociale Robert Rosenthal con l’aiuto di Lenore Jacobson, condusse un famoso e controverso esperimento, almeno per l’epoca in cui venne realizzato, circa l’importanza delle attese e delle aspettative. Così in una scuola primaria di San Francisco, California, sottopose ai giovani studenti dei test di intelligenza. Il test avrebbe consentito di prevedere quali alunni avrebbero migliorato il proprio rendimento scolastico. All’inizio dell’anno consegnò agli insegnanti l’elenco degli studenti migliori, secondo la graduatoria del test. Tuttavia, come venne scoperto solo in seguito, la scelta avvenne in modo del tutto casuale, senza alcun criterio di merito per la lista.
Rosenthal allora misurò il rendimento degli alunni durante il primo e il secondo anno, dopo che l’esperimento era stato sviluppato. Con grande sorpresa i bambini “previsti” come i migliori studenti, si rivelarono come quelli capaci di compiere i più grandi progressi, sotto il profilo didattico. Proprio per questo motivo Robert Rosenthal attribuì alle conseguenze di queste aspettative positive degli insegnanti l’effetto Pigmalione, che prende il nome dal mito greco eponimo che riguarda lo scultore innamoratosi della statua che egli stesso aveva ideato e realizzato. Naturalmente lo studio Rosenthal ebbe una cassa di risonanza eccezionale sull’opinione pubblica, un po’ quello che oggi chiameremo contemporaneamente trend topic e hype, a seconda dei casi specifici. Con una differenza sostanziale: durante gli anni sessanta un fenomeno, a causa dei media differenti, poteva durare molto più tempo; si pensi ad esempio alla popolarità di star hollywoodiane come Marylin Monroe, James Dean e Marlon Brando, oppure per spostarci in campo musicale alla Beatlesmania che creò il fenomeno della British Invasion, sempre durante gli anni sessanta, o allo stesso mito di Elvis Presley. Oggi questi fenomeni sono più frequenti, ma con una portata e una durata assai minore. Si pensi ad esempio al movimento del Black Lives Matter, del #metoo e via dicendo. I tempi per dirla con le parole di un altro grande esponente della cultura popolare anni sessanta, sono cambiati. Del resto oggi possiamo vedere come esempi letterari come quello di Oscar Wilde, George Bernard Shaw e lo stesso Mark Twain, scrittori che sapevano leggere e osservare la realtà e attingere per creare opere di straordinario impatto, pur risultando ancora attuali per certi temi, sono stati superati dalla rapidità con cui tutto viene celato, dimenticato e messo in disparte. Sono tanti gli esempi di come mode, tendenze e cicli vitali delle notizie siano legati all’epoca in cui si vive.
Pensiamo ad esempio a quello che sta succedendo oggi attorno alle console di giochi di ultima generazione e in particolare al caso della Playstation 5. Sony ha saputo lavorare molto bene sulle aspettative di utenti e della comunità digitale vigente, ma per molti aspetti anche in questo caso è stata creato un effetto Pigmalione, visto che questa nuova console è stata celebrata, prima ancora che sia stato possibile visionarla e testarla. L’esatto opposto del mordi e fuggi e della cultura liquida e digitale, con cui vengono consumate altre opere come film, serie tv e dischi. Possiamo dire che la capacità narrativa e la creazione di nuovi miti e tendenze, sia una prerogativa necessaria per chi sviluppa e crea prodotti destinati alla videoludica. Il mondo dei videogiochi così come quello dei casino online e delle console di gaming viaggi su binari consolidati, per via di un successo aziendale e industriale, di una macchina commerciale che sa bene cosa spingere e promuovere. Basti pensare al lavoro svolto dagli Youtuber, dai blogger e dagli utenti che utilizzano Twtich.tv, loro meglio di altri sanno quale sarà il nuovo titolo, prodotto e console di gioco che avrà successo. Naturalmente sempre rispondendo allo stimolo-risposta dell’effetto Pigmalione sperimentato dallo psicologo sociale Robert Rosenthal.