Come nasce la leggenda del toro in Galleria a Milanno? La storia e il significato.
Ogni città ha le sue superstizioni. Se a Roma, per tornare, si devono dare le spalle alla fontana di Trevi e lanciare una moneta, sulla spalla sinistra con la mano destra all’interno della vasca, a Milano bisogna fronteggiare un toro. A dire la verità è un gesto che non ha nulla di eroico, perchè si tratta di un toro a terra, inserito nel mosaico del pavimento.
All’interno della Galleria Vittorio Emanuele II, infatti, piena di mosaici pavimentali e di stucchi e fregi nel soffitto, si staglia a un certo punto, questo povero animale rampante che subisce questa tortura. Mentre il gesto di lanciare una moneta dando le spalle alla fontana di Roma, tutto sommato, può essere considerato un atto quasi romantico per ‘comprare’ con un soldo i propri sogni, a Milano il tutto si traduce con il pestaggio delle parti basse di questo povero toro. La leggenda vuole, infatti, che al toro vengano calpestati con un tallone, i testicoli mosaicati compiendo un giro su se stessi. Questo atto si staglia in una galleria di lusso, che mal si addice a un simile gesto. Di fronte ai locali più in di Milano, ai caffè più alla moda, si vedono frotte di turisti che attendono il loro turno per poter martoriare il galletto, inerme e immobile sul pavimento. L’azione è così ripetuta che, nel tempo, l’amministrazione deve mettere in conto di rimettere in sesto, saltuariamente, ma necessariamente, queste parti così compromesse e quindi avere in preventivo sempre una voce in bilancio per il ripristino delle tessere del pavimento. Comunque, all’inizio, c’erano delle distinzioni: nel girare le donne acquisivano particolari doti di fertilità ed era normale vederle toccare i genitali del toro con le mani o con un piede nudo. Per gli uomini, invece, questo gesto simboleggiava la forza e il vigore. Di fatto oggi si compie questa rotazione del tallone per un giro completo qualsiasi giorno dell’anno, sebbene il giorno fortunato sia solo il 31 dicembre e per di più allo scoccare della mezzanotte.
Toro in Galleria a Milano: la storia
In realtà non si sa bene con certezza come iniziò la leggenda. Si possono cercare di dare delle risposte, ma rimangono delle alternative che non portano a una risposta univoca. Forse tutto cominciò come usanza pagana, comunque si sa per certo che nell’Ottocento fossero proprio i milanesi, l’ultimo giorno dell’anno, a compiere questo insano gesto a danno del povero animale.
Se si va sa studiare meglio il contesto dello stemma dove l’animale è raffigurato si potrà vedere bene che questi è in campo azzurro e di per sè sta a rappresentare la città di Torino che di fatto fu la prima capitale del novello Regno di Italia. Nel tempo si è creato un certo attrito da Torino e Milano e forse questo fa pensare ancor di più alla ‘perfidia’ che i milanesi nutrono nei confronti di questo per nulla temibile animale incastonato nel pavimento.
Attorno alla galleria, poi, si verificarono dei sinistri accadimenti. Il re effettuò la cerimonia della posa della prima pietra nel 1865, ma esattamente il 30 dicembre di qualche anno dopo, per la precisione del 1877, precipitò dall’alto della cupola l’architetto che aveva progettato la galleria, Giuseppe Mengoni. Qualcuno disse per un gioco del destino, qualcuno suggerì per un suicidio, sta di fatto che si fracellò proprio dove oggi si passeggia allegramente o si degusta un aperitivo.
Forse all’architetto non avrebbe giovato effettuare questo macabro rito del calpestamento del toro, pur tuttavia la sua opera gli è sopravvissuta e così oggi, Milano gode di una galleria che è al contempo una struttura leggera quanto imponente. Sicuramente affascinante per chi la visita, siano turisti che locali è divenuta luogo di incontro, di scambio, di ritrovo per chi gira Milano per visitarla e per chi voglia scoprirla.
Le evoluzioni della leggenda
La triste sorte toccata al toro milanese ha creato dei precedenti per i suoi consimili. A Torino, in piazza Carlo Borromeo, c’è un toro di bronzo a terra. I torinesi hanno preso l’abitudine di guardare i passanti e i turisti che si alternano anche loro, per poter calpestare le parti basse dell’animale. Si potrebbe dire che sono tutti alla ricerca di un po’ di fortuna in tutte le città che vanno a visitare, ma a pagarne le spese sono questi animali resi innocui nelle loro rappresentazioni.