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Tod’s e caporalato: la Cassazione rigetta il ricorso della Procura di Milano

Scopri come la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla Procura di Milano nel caso Tod’s, accusata di sfruttamento della manodopera. Approfondisci i dettagli e le implicazioni legali di questa decisione significativa nel mondo del lavoro e del diritto.

La vicenda legata al noto brand di moda Tod’s si arricchisce di nuovi sviluppi dopo che la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal pubblico ministero Paolo Storari. Questa decisione rappresenta una vittoria per l’azienda, che ha sempre negato le accuse di caporalato e sfruttamento della manodopera. La Procura di Milano, d’altro canto, ha richiesto l’oscuramento pubblicitario dell’azienda, sottolineando il grave contesto emerso dall’inchiesta.

Le accuse contro Tod’s

La Procura di Milano ha avviato un’indagine che ha messo in luce presunti abusi nei confronti di lavoratori cinesi impiegati in condizioni di lavoro precarie. I manager coinvolti, Simone Bernardini, Mirko Bartoloni e Vittorio Mascioni, sono accusati di non aver rispettato le normative in materia di sicurezza e igiene, oltre a aver ignorato le segnalazioni riguardanti le condizioni di vita dei dipendenti, definiti come sottoposti a lavoro in schiavitù.

Il contesto del caporalato

Il termine caporalato è utilizzato per descrivere una forma di sfruttamento lavorativo, in cui i lavoratori sono costretti a lavorare in condizioni non dignitose e per salari irrisori. Nel caso di Tod’s, si parla di paghe che arrivano a soli 2,75 euro all’ora, e di turni di lavoro massacranti, spesso svolti di notte e durante le festività.

Le reazioni dell’azienda e il tempismo delle accuse

In risposta alle accuse, Tod’s ha denunciato un “tempismo sospetto” da parte della Procura. La richiesta di interdittiva da parte del pm Storari è giunta in un momento in cui la Cassazione aveva già deciso di trasferire la competenza dell’inchiesta ad Ancona, allontanando così il procedimento da Milano. La società ha ribadito la propria estraneità alle accuse, dichiarando di essere un gruppo rispettato a livello internazionale e di promuovere valori etici.

La questione della responsabilità

Il metodo Storari, utilizzato dal pubblico ministero, prevede di indagare non solo le aziende coinvolte direttamente, ma anche i committenti. Questo approccio ha sollevato critiche, in quanto non sempre è possibile per le aziende principali avere conoscenza delle condizioni di lavoro nelle filiere produttive. Tuttavia, la Procura sostiene che, in base ai risultati delle ispezioni e degli audit, le aziende non possono rimanere all’oscuro delle irregolarità.

Prospettive future e sviluppi legali

Il caso Tod’s si svilupperà ulteriormente con l’udienza fissata per il 3 dicembre, dove la Procura presenterà la sua richiesta di interdittiva pubblicitaria. Mentre l’azienda si prepara a difendersi, il dibattito su come affrontare il caporalato e le condizioni di lavoro nel settore della moda diventa sempre più attuale. La questione di competenza territoriale rimane centrale, con l’attesa per la posizione del tribunale di Ancona.

La situazione di Tod’s rappresenta un importante caso di studio sulle dinamiche del lavoro nel settore della moda, evidenziando la necessità di una maggiore trasparenza e responsabilità nella gestione delle filiere produttive. La lotta contro il caporalato è una battaglia che coinvolge non solo le autorità, ma anche i consumatori, che devono essere consapevoli delle condizioni in cui vengono realizzati i prodotti che acquistano.

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