Fares Bouzidi impugna la sua condanna per omicidio stradale e mette in discussione le modalità dell'inseguimento condotto dai carabinieri.

Argomenti trattati
Il caso di Fares Bouzidi, un giovane di 22 anni, ha attirato l’attenzione dopo la tragica morte del suo amico Ramy Elgaml, avvenuta il 24 novembre durante un inseguimento con le forze dell’ordine a Milano. Gli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli hanno presentato un ricorso contro la condanna del loro assistito, riconosciuto colpevole per resistenza a pubblico ufficiale.
La condanna, emessa dal giudice Fabrizio Filice, prevede una pena di 2 anni e 8 mesi di reclusione. Fares si trovava alla guida di uno scooter al momento dell’incidente, e l’inseguimento era stato avviato dai carabinieri. La dinamica di quanto accaduto e le azioni dei militari sono ora al centro del dibattito legale.
Il ricorso degli avvocati
Gli avvocati Piazza e Romagnoli hanno sollevato questioni importanti riguardo al comportamento dei carabinieri durante l’inseguimento. Secondo i legali, le registrazioni video mostrano espressioni e un linguaggio che evidenziano un atteggiamento di disprezzo e sopruso da parte delle forze dell’ordine. Questa condotta è stata definita dai difensori come prepotente e sproporzionata rispetto agli obiettivi che si intendevano perseguire.
Le argomentazioni a favore di Bouzidi
Nella loro difesa, i legali di Fares sostengono che, una volta acquisita la targa dello scooter, i carabinieri avrebbero dovuto interrompere l’inseguimento. Secondo loro, la continuazione della corsa ha portato a un aggravamento del rischio sia per i passeggeri del veicolo che per la collettività. Questa posizione è sostenuta dall’idea che l’inseguimento non giustificato avrebbe potuto evitare l’incidente fatale.
Il punto di vista della giustizia
Il giudice che ha emesso la condanna ha ritenuto, al contrario, che la condotta di Fares fosse illegale e antidoverosa. La decisione di proseguire l’inseguimento da parte dei carabinieri è stata vista come una reazione a una situazione di fuga che poteva nascondere motivazioni più gravi. Il giudice ha, quindi, ritenuto che i militari avessero agito in modo appropriato, considerando le informazioni disponibili al momento.
Indagini in corso
Attualmente, Bouzidi risulta indagato insieme al carabiniere che si trovava al volante dell’auto coinvolta nell’inseguimento. La Procura di Milano ha concluso le indagini e ora deve decidere se rinviare entrambi a giudizio per omicidio stradale. La situazione rimane complessa e la comunità è in attesa di un chiarimento definitivo da parte delle autorità competenti.
Il caso di Fares Bouzidi solleva interrogativi non solo sulla responsabilità individuale in caso di incidenti stradali, ma anche sull’operato delle forze dell’ordine in situazioni di alta tensione. Il ricorso presentato dai legali potrebbe portare a un riesame delle modalità di intervento delle forze di polizia e delle loro implicazioni sulla sicurezza pubblica.





