Fares Bouzidi, amico di Ramy, presenta ricorso contro la condanna per resistenza, evidenziando i presunti abusi da parte delle forze dell'ordine.

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Il caso di Ramy Elgaml, tragicamente deceduto in un incidente stradale, continua a far discutere. L’amico Fares Bouzidi, alla guida dello scooter coinvolto nell’incidente, ha presentato un ricorso contro la condanna di due anni e otto mesi inflitta per resistenza a pubblico ufficiale. Questa situazione ha sollevato interrogativi riguardo all’operato delle forze dell’ordine durante l’inseguimento che ha preceduto l’incidente.
Il contesto dell’incidente
Durante un inseguimento di circa otto chilometri tra via Ripamonti e via Quaranta a Milano, Fares e Ramy hanno perso il controllo dello scooter, portando alla morte del giovane di 19 anni. La sentenza emessa dal GUP Fabrizio Filice ha condannato Bouzidi, ma i suoi legali, Debora Piazza e Marco Romagnoli, sostengono che i carabinieri abbiano ecceduto nel loro operato, contribuendo alla tragedia.
Le accuse ai carabinieri
Nel ricorso, vengono evidenziate le espressioni registrate dalle telecamere di bordo dei carabinieri, le quali mostrerebbero un comportamento di sopruso e disprezzo da parte degli agenti. Secondo la difesa, frasi come “vaff… non è caduto” e “speriamo si schiantino” dimostrerebbero un atteggiamento inadeguato delle forze di polizia, compromettendo l’integrità dell’inseguimento.
Gli avvocati di Bouzidi richiedono alla Corte d’Appello di riconoscere la non punibilità del loro assistito, sostenendo che, una volta identificata la targa dello scooter, i carabinieri avrebbero dovuto interrompere l’inseguimento. Proseguire avrebbe comportato un aggravamento del rischio per entrambi i giovani a bordo del mezzo, portando infine allo schianto fatale.
Il punto di vista del giudice
Il giudice di primo grado ha qualificato la condotta di Fares come illegale e antidoverosa, ritenendo che gli agenti avessero giustificato il loro intervento. Secondo il GUP, era plausibile che, di fronte alla fuga, i carabinieri potessero sospettare motivazioni più gravi, considerando che Bouzidi stava guidando senza patente.
Le indagini in corso
Oltre alla condanna per resistenza a pubblico ufficiale, Fares Bouzidi è attualmente indagato per omicidio stradale, insieme all’agente di polizia alla guida dell’ultima auto coinvolta nell’inseguimento. La Procura di Milano ha chiuso le indagini anche su altri quattro carabinieri, accusati di favoreggiamento e depistaggio, lasciando aperta la questione su eventuali responsabilità ulteriori da parte delle forze dell’ordine.
In un contesto caratterizzato da incertezze, il destino legale di Bouzidi e la responsabilità dei carabinieri continuano a essere al centro dell’attenzione pubblica. La Corte d’Appello si appresta a esaminare le prove e le argomentazioni presentate, in un caso che solleva importanti interrogativi sul corretto esercizio delle funzioni di polizia e sulla sicurezza stradale.





