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Fares Bouzidi impugna la condanna per la morte di Ramy Elgaml: tutte le novità sul caso

Fares Bouzidi si batte per la giustizia a seguito della condanna per resistenza a pubblico ufficiale, un episodio tragico legato alla morte del suo amico Ramy Elgaml. La sua determinazione nel cercare verità e giustizia ha attirato l'attenzione su temi di grande rilevanza sociale e diritti umani.

La triste vicenda che ha coinvolto Fares Bouzidi e il suo amico Ramy Elgaml continua a suscitare attenzione. Il 24 novembre, una drammatica sequenza di eventi ha portato alla morte di Ramy durante un inseguimento che ha visto coinvolti i carabinieri a Milano. Gli avvocati di Fares hanno presentato un ricorso contro la condanna di 2 anni e 8 mesi inflitta al giovane per resistenza a pubblico ufficiale.

Il contesto dell’incidente

Il tragico incidente è avvenuto in seguito a un lungo inseguimento tra via Ripamonti e via Quaranta. Fares, alla guida dello scooter, ha perso il controllo del mezzo, causando la morte del passeggero Ramy Elgaml, un ragazzo di 19 anni. A seguito di questo evento, Fares è stato processato e condannato per la sua condotta durante l’inseguimento.

Le accuse e la condanna

La condanna è stata emessa il 26 giugno, con il giudice Fabrizio Filice che ha definito la condotta di Bouzidi illegale e antidoverosa. Durante il processo, sei carabinieri coinvolti nell’inseguimento sono stati riconosciuti come parti civili, ottenendo un risarcimento per danni morali. Tuttavia, la difesa di Fares ha contestato la legittimità dell’inseguimento, sostenendo che i militari avrebbero dovuto interrompere la corsa una volta acquisita la targa dello scooter.

Il ricorso e le nuove argomentazioni

Il ricorso presentato dagli avvocati Debora Piazza e Marco Romagnoli si basa su due punti principali. In primo luogo, i legali sostengono che le parole pronunciate dai carabinieri durante l’inseguimento, registrate dalle body cam, evidenziano un comportamento di disprezzo e sopruso. Affermazioni come “vaf******o non è caduto” e “speriamo si schiantino sti pezzi di me**a” mostrerebbero una condotta inadeguata da parte delle forze dell’ordine.

Le implicazioni legali

La difesa di Bouzidi chiede alla Corte d’Appello di riconoscere la non punibilità del giovane, argomentando che l’inseguimento ha portato a un aggravamento del rischio per la comunità e per la sicurezza dei passeggeri. Secondo i legali, i carabinieri avrebbero dovuto interrompere l’inseguimento dopo aver identificato il veicolo, evitando così il tragico epilogo.

Prospettive future e indagini in corso

Fares Bouzidi è attualmente sotto indagine, insieme al carabiniere alla guida dell’auto coinvolta nell’inseguimento. Entrambi sono accusati di omicidio stradale. La Procura di Milano, dopo aver concluso le indagini, deve ora decidere se procedere con il rinvio a giudizio. La situazione si complica con la possibilità di contestazioni legali per altri quattro carabinieri, accusati di favoreggiamento e depistaggio.

La battaglia legale di Bouzidi non è solo una questione personale, ma pone interrogativi più ampi sulla condotta della polizia. Si discute anche sull’adeguatezza delle misure adottate durante situazioni di emergenza. La comunità attende con interesse l’esito di questo caso, che potrebbe avere ripercussioni significative sui protocolli delle forze dell’ordine.

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