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Twitter sotto indagine per evasione fiscale: il caso dell’Iva non pagata

La procura di Milano indaga su Twitter per un'evasione fiscale di 12,5 milioni di euro.

Logo di Twitter con simbolo di indagine fiscale
Scopri i dettagli sull'indagine fiscale che coinvolge Twitter.

Il contesto dell’indagine fiscale

Recentemente, l’Agenzia delle Entrate ha avviato un’indagine su Twitter International UK, ora conosciuta come “X”, per un presunto mancato pagamento di 12,5 milioni di euro di Iva. Questa indagine è il risultato di verifiche condotte dalla Guardia di Finanza di Milano, che hanno portato alla luce irregolarità fiscali simili a quelle già riscontrate nel caso di Meta, la società madre di Facebook e Instagram. Il fascicolo è stato affidato al pubblico ministero Giovanni Polizzi, noto per le sue indagini sui giganti del web.

Le accuse e gli indagati

Nel mirino della procura di Milano ci sono due ex amministratori di Twitter, un irlandese e un indiano, che hanno ricoperto ruoli di responsabilità negli ultimi anni. L’indagine si concentra sull’idea che le iscrizioni gratuite alle piattaforme online debbano essere tassate come transazioni commerciali. Questo perché gli utenti cedono i propri dati personali, che hanno un valore economico, permettendo così la profilazione degli stessi. La questione si fa ancora più complessa considerando che l’indagine è stata avviata sulla scia di controlli fiscali già effettuati su Meta, il che suggerisce un approccio sistematico da parte delle autorità fiscali italiane nei confronti delle piattaforme digitali.

Implicazioni per il settore digitale

Questa indagine potrebbe avere ripercussioni significative non solo per Twitter, ma per l’intero settore delle tecnologie digitali. Se le autorità italiane dovessero stabilire che le piattaforme social devono pagare l’Iva sui dati degli utenti, ciò potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui queste aziende operano in Europa. La questione della tassazione dei dati personali è diventata un tema caldo, con molti esperti che sostengono che le aziende tecnologiche dovrebbero contribuire equamente al sistema fiscale dei paesi in cui operano. La decisione finale della procura di Milano potrebbe quindi segnare un precedente importante per la regolamentazione fiscale delle piattaforme digitali.

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