Un ex dirigente medico accusato di violenza su pazienti durante visite ambulatoriali.
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Il caso di Marco D’Annunzio
Marco D’Annunzio, ex dirigente medico infettivologo, è al centro di un caso di violenza sessuale che ha scosso la comunità medica e i cittadini di Milano. Secondo le accuse, l’uomo avrebbe abusato di sei pazienti durante visite nel suo studio di viale Jenner, tra agosto 2021 e febbraio 2022. La procura di Milano ha richiesto una condanna di quattro anni e otto mesi di reclusione, un segnale forte contro la violenza in ambito sanitario.
Le accuse e le testimonianze
Le accuse, formulate dal pubblico ministero Alessia Menegazzo e coordinate dalla procuratrice aggiunta Letizia Mannella, descrivono un comportamento inaccettabile da parte di un professionista che avrebbe approfittato della sua posizione per compiere atti di violenza sessuale. Le presunte vittime, tutte pazienti in cerca di aiuto per problemi di salute, si sono trovate in una situazione di vulnerabilità, che il medico avrebbe sfruttato. Questo caso solleva interrogativi sulla sicurezza dei pazienti e sull’etica professionale nel settore sanitario.
Le reazioni e le implicazioni legali
La Regione Lombardia e l’Ats di Milano si sono costituite parte civile nel procedimento, evidenziando la gravità della situazione e la necessità di proteggere i pazienti da abusi. Nonostante le accuse, D’Annunzio ha sempre respinto le contestazioni, sostenendo la sua innocenza. Tuttavia, la sua sospensione dall’ordine dei medici, avvenuta nell’agosto 2022, rappresenta un passo importante verso la tutela delle vittime e la responsabilizzazione dei professionisti della salute. Questo caso potrebbe avere ripercussioni significative non solo per il medico accusato, ma anche per l’intero sistema sanitario, spingendo verso una maggiore vigilanza e protezione dei diritti dei pazienti.