Un gruppo di manifestanti si oppone all'esibizione del pianista russo per il suo legame con Putin.
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Il presidio di protesta
Nel tardo pomeriggio di domenica 26 gennaio, un gruppo di ucraini, insieme all’associazione Ponte Atlantico e membri della Brigata Ebraica, ha organizzato un presidio di protesta di fronte al prestigioso Teatro alla Scala di Milano. La ragione di questa manifestazione è stata l’esibizione del noto pianista russo Nikolai Lugansky, considerato un sostenitore del presidente Vladimir Putin. Questo legame ha suscitato forti polemiche, specialmente in un periodo segnato da conflitti e tensioni geopolitiche.
Le motivazioni dei manifestanti
I manifestanti hanno voluto richiamare l’attenzione sulla difficile situazione in Ucraina, ricordando gli anni di guerra e i 120 artisti ucraini che hanno perso la vita nel conflitto. Durante il presidio, sono stati srotolati striscioni con immagini e nomi di questi artisti, accompagnati da frasi toccanti come “Non potranno più suonare! Non potranno più ballare!”. Questi messaggi hanno messo in evidenza il dolore e la sofferenza causati dalla guerra, sottolineando l’importanza della cultura e dell’arte come strumenti di resistenza e memoria.
Nikolai Lugansky e la sua carriera
Nato a Mosca nel 1972, Nikolai Lugansky ha dimostrato fin da giovane una straordinaria propensione per la musica. Si è formato sotto la guida di maestri di fama internazionale e oggi è riconosciuto come uno dei pianisti più talentuosi a livello mondiale. Tuttavia, il suo legame con Putin ha sollevato interrogativi sulla sua neutralità artistica e sulla sua posizione rispetto ai conflitti in corso. Nonostante le polemiche, il concerto di Lugansky ha attratto un pubblico di estimatori della musica classica, aprendo il ciclo dei ‘Grandi pianisti alla Scala’.