La custodia cautelare di Errante Parrino, cugino di Messina Denaro, mette in luce le alleanze mafiose in Lombardia.
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Il contesto dell’inchiesta Hydra
Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a un’intensificazione delle indagini contro le organizzazioni mafiose, con particolare attenzione alle alleanze tra i vari clan. L’inchiesta Hydra ha messo in luce un sistema complesso che unisce Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra, rivelando legami insospettabili e pericolosi. Tra i nomi emersi, spicca quello di Errante Parrino, un uomo di 78 anni, cugino del noto boss Matteo Messina Denaro. La sua cattura rappresenta un passo significativo nella lotta contro la mafia, ma la sua irreperibilità solleva interrogativi inquietanti.
Il ruolo di Errante Parrino nella mafia
Secondo gli inquirenti, Parrino sarebbe stato un “punto di raccordo” tra i vari gruppi mafiosi operanti in Lombardia. La sua posizione strategica gli avrebbe permesso di facilitare la comunicazione e la cooperazione tra i clan, rendendolo un obiettivo primario per le forze dell’ordine. La sua connessione con Messina Denaro, che per anni è stato latitante, aggiunge un ulteriore livello di complessità alla sua figura. La custodia cautelare disposta dalla Cassazione evidenzia il pericolo di fuga e la necessità di prevenire ulteriori attività illecite.
Le conseguenze dell’operazione
La decisione del Riesame di accogliere il ricorso della DDA di Milano, dopo che il gip aveva inizialmente bocciato la richiesta di arresto, segna un cambiamento significativo nella strategia di contrasto alla mafia. Con 142 istanze di misura cautelare rigettate, l’operazione Hydra ha comunque portato a 11 arresti, ma la mancanza di Parrino all’appello è un campanello d’allarme. I giudici hanno sottolineato l’importanza di agire tempestivamente, considerando il rischio che il contesto criminale a cui è legato possa riservare analoghe soluzioni di fuga come quelle di Messina Denaro.