La Suprema Corte chiarisce i vizi di procedura nell'assoluzione degli imputati, tra cui Berlusconi.
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Il ricorso della procura di Milano
La recente decisione della Cassazione ha riacceso i riflettori sul controverso caso Ruby ter, un processo che ha coinvolto figure di spicco della politica italiana. La procura di Milano, guidata dai pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio, ha presentato un ricorso contro l’assoluzione di tutti gli imputati, tra cui l’ex premier Silvio Berlusconi. La Cassazione ha accolto il ricorso, evidenziando che durante la fase di assoluzione si sono verificati due vizi procedurali significativi.
I vizi di procedura evidenziati dalla Cassazione
I giudici della Suprema Corte hanno sottolineato che le ragazze coinvolte nelle cene di Arcore avrebbero dovuto essere considerate come imputate, piuttosto che come semplici testimoni. Questo perché esistevano già indizi che suggerivano che avessero ricevuto benefici in cambio del loro silenzio in tribunale. La decisione del Tribunale di Milano, che aveva assolto gli imputati basandosi solo sulle testimonianze rese durante il processo principale, è stata quindi ritenuta inadeguata.
Le implicazioni della nuova sentenza
Con la decisione della Cassazione, si apre la strada a un nuovo processo d’appello. I giudici hanno chiarito che le 21 ragazze non sono state considerate come testimoni, ma come indagate in altri procedimenti. Inoltre, è emerso un secondo vizio: non è stato adeguatamente considerato il legame tra la corruzione in atti giudiziari e l’ipotesi di intralcio alla giustizia. Questo aspetto è cruciale, poiché nel primo caso tutti gli imputati sarebbero punibili, mentre nel secondo solo Berlusconi. La situazione si complica ulteriormente, portando a un possibile processo bis che potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama politico italiano.