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La ricerca di giustizia per Ramy Elgaml: un padre in cerca di verità

Yehia Elgaml chiede giustizia per il figlio Ramy, morto in un incidente controverso.

Un padre cerca giustizia per Ramy Elgaml
Un padre determinato nella sua ricerca di giustizia per Ramy Elgaml.

Il dramma di una famiglia

La storia di Ramy Elgaml, un giovane di 19 anni, ha scosso profondamente la comunità egiziana in Italia. Dopo la tragica morte del ragazzo in un incidente stradale, suo padre, Yehia Elgaml, ha deciso di rompere il silenzio per chiedere giustizia e verità. La diffusione di un video che mostra i momenti precedenti all’incidente ha riacceso l’attenzione su questo caso, sollevando interrogativi sulla condotta delle forze dell’ordine e sul rispetto dei diritti umani.

Il video e le dichiarazioni dei carabinieri

Il video, registrato dalla dashcam dei carabinieri, ha rivelato frasi inquietanti pronunciate dai militari durante l’incidente. Le parole “Va******lo, non è caduto” e “Chiudilo che cade, vaffanculo, non è caduto” hanno suscitato indignazione e preoccupazione. Yehia ha espresso la sua fiducia nella giustizia italiana, affermando: “Ho fiducia nei giudici e nella giustizia italiana: io, la mia famiglia e tutta la comunità egiziana. Fiducia al 100%”. Tuttavia, la sua preoccupazione per la verità è palpabile, e ha chiesto che venga fatta luce su quanto accaduto quella notte.

La richiesta di calma e giustizia

Nonostante il dolore e la rabbia, Yehia Elgaml ha fatto un appello alla calma. “Ho chiesto a tutti di mantenere la calma. Ho chiamato e ho detto: ‘Per favore state calmi, non fate niente di brutto ora, aspettiamo la giustizia’”. La sua richiesta è stata accolta dalla comunità, che ha promesso di non lasciarsi andare a violenze. Tuttavia, le tensioni nel quartiere milanese di Corvetto sono aumentate, con manifestazioni che hanno sfiorato momenti di violenza. Yehia ha sottolineato che non tutti i carabinieri sono da condannare per le azioni di alcuni, ma ha chiesto un cambiamento nella cultura delle forze dell’ordine.

Un padre in lutto

Il dolore di Yehia è evidente. “Ho visto mio figlio a terra, la macchina così attaccata al motorino. Come padre come puoi sentirti? Il mio cuore è ‘tranciato’, sono 45 giorni che non dormo”. La sua testimonianza è un grido di aiuto, una richiesta di giustizia non solo per suo figlio, ma per tutti coloro che si trovano in situazioni simili. La comunità egiziana in Italia si unisce a lui in questa battaglia, sperando che la verità emerga e che giustizia venga fatta.

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