Il Consiglio d'Europa denuncia le condizioni inaccettabili nei centri di permanenza per i rimpatri.
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Un rapporto allarmante
Il recente rapporto del Consiglio d’Europa ha sollevato gravi preoccupazioni riguardo alle condizioni di vita nei centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) italiani. Dopo un’ispezione condotta ad aprile in quattro strutture, tra cui il noto Cpr di via Corelli a Milano, sono emerse evidenze di maltrattamenti e pratiche inaccettabili. Gli ispettori hanno documentato casi di “presunti maltrattamenti fisici e uso eccessivo della forza” da parte degli agenti di polizia, evidenziando una situazione che richiede un intervento immediato.
Pratiche inaccettabili e psicofarmaci
Un aspetto particolarmente preoccupante emerso dal rapporto è la somministrazione di psicofarmaci non prescritti ai migranti. Questa pratica, considerata “diffusa” all’interno dei Cpr, è stata documentata in particolare nel centro di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza. I migranti, spesso vulnerabili e traumatizzati, vengono sedati con farmaci diluiti in acqua, una situazione che solleva interrogativi etici e legali sulla gestione di queste strutture.
Condizioni di vita inadeguate
Il Consiglio d’Europa ha bocciato gli hub italiani, definendoli “non idonei” per la detenzione dei migranti. Il rapporto evidenzia “pessime condizioni materiali”, l’assenza di un regime di attività e un approccio sproporzionato alla sicurezza. Inoltre, la qualità dell’assistenza sanitaria è variabile e la mancanza di trasparenza da parte degli appaltatori privati rende la situazione ancora più critica. Milano, in particolare, ha già vissuto esperienze negative con il Cpr di via Corelli, che è stato commissariato a seguito di ispezioni precedenti.
Prospettive future
La situazione nei Cpr italiani richiede un’attenzione urgente da parte delle autorità competenti. La gara indetta dalla prefettura per l’appalto del Cpr di via Corelli, del valore di 7,7 milioni di euro, potrebbe rappresentare un’opportunità per migliorare le condizioni di vita dei migranti. Tuttavia, è fondamentale che le nuove cooperative, come Ekene e Sanitalia, garantiscano standard elevati di trattamento e assistenza, in linea con i diritti umani e le normative europee.