Milano si mobilita per difendere il Leoncavallo, simbolo di autogestione e cultura
Argomenti trattati
Una storia di resistenza e lotta
Il Leoncavallo, storico centro sociale di Milano, si trova nuovamente in una situazione critica. Dopo cinquant’anni di occupazione, il futuro di questo spazio autogestito è messo in discussione da un’ennesima notifica di sfratto. I militanti, che hanno organizzato un presidio in via Watteau, hanno espresso la loro preoccupazione per la condanna del Viminale a risarcire la proprietà con tre milioni di euro per il mancato sgombero. Questa sentenza rappresenta un colpo duro per la comunità che ha trovato nel Leoncavallo un luogo di socialità e cultura.
La mobilitazione della comunità
Il presidio ha visto la partecipazione di diverse decine di persone, unite nella difesa di uno spazio che, per molti, è diventato un simbolo di resistenza. “Non possiamo immaginare Milano senza il Leoncavallo”, hanno dichiarato i manifestanti, sottolineando l’importanza di questo centro sociale nella vita culturale della città. La mobilitazione non è solo una questione di spazio fisico, ma rappresenta una lotta per la continuità di un progetto di autogestione e di cultura critica che ha radici profonde nella storia milanese.
Le dichiarazioni delle autorità
Le autorità, tuttavia, non sembrano intenzionate a lasciare spazio al dialogo. Romano La Russa, assessore regionale alla Sicurezza, ha affermato che la volontà politica di sgomberare il Leoncavallo è chiara. “Il 24 gennaio le forze dell’ordine devono intervenire in numero adeguato”, ha dichiarato, evidenziando la necessità di mantenere l’ordine pubblico. Questa posizione ha suscitato ulteriori tensioni, con i militanti che vedono nel rinvio dello sfratto un’opportunità per continuare a lottare per la loro causa.
Un percorso irto di ostacoli
La storia del Leoncavallo è costellata di sfide. Dalla prima notifica di sfratto nel 2003 a oltre un centinaio di accessi dell’ufficiale giudiziario, il centro sociale ha affrontato numerosi tentativi di sgombero, tutti senza esito. Questo lungo percorso di lotta ha forgiato un senso di comunità tra i suoi sostenitori, che continuano a mobilitarsi per difendere uno spazio che considerano essenziale per la vita culturale e sociale di Milano. “Continueremo a difenderlo e ci saremo al prossimo sfratto”, hanno promesso i militanti, determinati a non arrendersi di fronte alle avversità.