Due egiziani condannati per attività di proselitismo a favore dell'Isis in Italia.
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Il caso di Mohamed Nosair
Mohamed Nosair, un cittadino egiziano di 50 anni residente a Sesto San Giovanni, è stato recentemente condannato a 5 anni e sei mesi di carcere dal Tribunale di Monza. La sentenza è stata emessa dopo che il pubblico ministero di Milano, Alessandro Gobbis, ha presentato prove che dimostrano come Nosair, insieme al suo complice Alaa Refaei, abbia condotto attività di proselitismo online a favore dell’Isis. La Corte d’Assise ha accolto la ricostruzione del pm, che inizialmente aveva richiesto una pena più severa di 7 anni e sei mesi.
Le accuse di terrorismo internazionale
Le accuse contro Nosair e Refaei non sono da sottovalutare. Entrambi sono stati accusati di terrorismo internazionale per aver mostrato sostegno all’Isis, veicolando materiale propagandistico attraverso i social media. Secondo le indagini, avrebbero anche finanziato donne e vedove di combattenti jihadisti, contribuendo così a un’attività di sostegno al gruppo terroristico. La Corte ha ritenuto che le loro azioni rappresentassero una minaccia concreta alla sicurezza pubblica e alla stabilità sociale.
La difesa e le dichiarazioni controverse
Nonostante le gravi accuse, Nosair e Refaei si sono sempre difesi sostenendo di aver simpatizzato per l’Isis solo durante il conflitto contro il regime di Assad in Siria e Iraq. Tuttavia, le loro dichiarazioni, in particolare quelle di Refaei, hanno sollevato preoccupazioni. In risposta a un video che ritraeva la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme a Silvio Berlusconi, Refaei ha commentato in modo minaccioso, suggerendo che sanno come fermare i loro avversari. Queste affermazioni hanno alimentato ulteriormente il sospetto riguardo alla loro reale intenzione e al loro coinvolgimento con gruppi estremisti.